Nora – Una gita al mare di cinquantina di bambini e ragazzi, tra i 5 e i 18 anni, molti dei quali stranieri, accompagnati dagli educatori si trasforma in un incubo: denigrati e presi in giro in uno stabilimento solo perché di colore da una “signora”. “Noi ogni giorno cerchiamo di insegnare ai nostri bambini e ragazzi a essere rispettosi di tutte le differenze e a essere tolleranti. Ieri hanno visto degli adulti che hanno cercato di difenderli (noi), altri che gli hanno dato contro solo perché non hanno la pelle bianca e altri ancora che hanno preso le difese di questa cretina solo perché li paga da tre mesi” denuncia una educatrice attraverso i social. Una storia che fa rabbrividire quella raccontata da Ale Atzori, educatrice della Marina, da sempre in prima fila per la “vera integrazione”, attraverso la sua pagina Facebook, un post per raccontare intolleranza e arroganza ingiustificata subita il primo settembre in una delle località più rinomate di tutto il sud Sardegna.
“Mi ritrovo a scrivere questo post in qualità di educatrice. Ogni giorno cerco di trasmettere ai bambini e ragazzi con cui lavoro, il rispetto per gli altri. La me giornalista, invece, mi spinge a raccontare. Narrare, dice Bruner, aiuta a mettere ordine ai propri pensieri e alle proprie esperienze, per trovare il senso. Io, in questa storia che vi racconterò, il senso non l’ho ancora trovato, e dubito riuscirò a farlo.
Come molti di voi sapranno, lavoro nell’educativa scolastica. Molti di voi non sanno nemmeno cosa faccia un educatore, quindi ve lo spiego, e inizio dai non: NON siamo baby sitter, NON siamo oss, NON siamo animatori, non cambiamo i pannolini e non facciamo baby parking. Il mio lavoro consiste nell’aiutare bambini, ragazzi, adolescenti, adulti e anziani con disabilità, disagio e svantaggio – che sia psico, fisico, sociale, culturale e linguistico – nell’inclusione, nell’autonomia, nella relazione, nella comunicazione e nello sviluppo delle proprie potenzialità, massime o minime che siano, dipende dall’individuo.
A scuola sembra tutto più semplice, perché siete abituati a vederci quando non c’è la/il docente di sostegno del bambino X che ha difficoltà. Fuori dal contesto scolastico, noi facciamo tutto: aiuto compiti, doposcuola, ludoteche, asili nido, RSA, case anziani, centri educativi, studi privati e così via.
Ecco. Io a giugno, terminato il lavoro a scuola, ho iniziato a lavorare nel centro estivo di uno dei quartieri storici di Cagliari e mi si è aperto un mondo. Io, abituata a lavorare in una scuola della periferia, con bambini per il 99,99% italiani interessati da svantaggio socio-economico, ho conosciuto una realtà completamente diversa, multiculturale, bellissima. Bambini di tutte le parti del mondo, dal Nord Africa al sud est Asiatico: bambini divisi a metà, metà italiani e metà di un altrove lontanissimo, di cui conoscono tutto, lingua compresa, e spesso devono fare anche da mediatori tra i genitori, che non parlano bene la nostra lingua, e gli italiani. La scuola e il centro sono l’unica possibilità che hanno per sentirsi italiani, per davvero, per fare amicizia con altri bambini e per divertirsi.
Dal 12 giugno siamo insieme, abbiamo imparato a conoscerci, litigare, volerci bene e stare insieme. Ieri, 1 settembre, ultima settimana di centro, abbiamo deciso di fare una gita. Destinazione, uno stabilimento balneare a Nora.
Peccato che la giornata sia stata completamente rovinata dalla presenza di una signora, e dico signora per non essere volgare, perché per me le signore, quelle vere, sono altre, che sfoggiava un adorabile accento da sciura lumbard e aveva la figlia adolescente al seguito. Età: 50 anni suonati.
Premetto che avevamo un gruppo di una cinquantina di bambini e ragazzi, tra i 5 e i 18 anni: si può immaginare il contesto vivace e, credo, lo potessero immaginare anche i responsabili dello stabilimento che ci ha ospitati quando li abbiamo contattati per fare la prenotazione.
La sciura in questione ha passato l’intera mattinata e il primo pomeriggio a rivolgere epiteti offensivi, volgari, razzisti e sessisti a noi dell’équipe e, cosa peggiore, ai ragazzi, colpevoli secondo lei di rovinare l’atmosfera dello stabilimento e di alzare la sabbia quando passavano accanto al suo lettino. Premetto: nessuno di loro è mai passato correndo, mai.
Alla nostra proposta, civilissima – considerato il ruolo che ricopriamo – di provvedere a chiedere un cambio di lettino per la sola giornata di ieri, ci ha apostrofati dicendoci di tornare da quegli animali della giungla. Peccato che i nostri animaletti fossero tranquillamente seduti sotto gli ombrelloni a fare merenda.
Finita questa, i ragazzi vanno in acqua e uno di questi commette l’imperdonabile errore di passare vicino al lettino di questa donna, che lo apostrofa con un cordiale: “Se ripassi di qui ti prendo a calci in culo”. Una donna di 50 anni a un bambino di 10.
L’amabile sciura continua per tutta la mattina a pontificare coinvolgendo il bagnino, il barista, l’inserviente di 16 anni e quello di colore di 40, fa campagna elettorale anti-bambini (colpevoli di urlare in acqua e comportarsi da bambini) e rende il clima non teso, di più.
All’una si pranza. Due colleghe sono sedute sotto l’ombrellone con alcuni ragazzi e la Magnifica si avvicina. Collega #1, povera ingenua, pensa subito a un gesto conciliante. Si sbaglia, la signora si avvicina solo a dir loro che avrebbero bisogno di “una bella passata di minchia di un negro così vi rilassate”. Le mie colleghe, scioccobasite, non hanno la prontezza di risponderle. Peccato, perché collega #2 è sposata con un congolese, magari avrebbe potuto presentarle qualcuno e far rilassare lei.
Il pomeriggio continua tra un rimprovero dell’ennesimo inserviente, che si interfaccia con me ed è ancora fortunato ad avere tutti gli arti al loro posto, e che pretende che ci spostiamo in spiaggia libera quando, grazie a noi, ieri hanno guadagnato 500€ solo per l’affitto degli ombrelloni, senza contare i circa 200€ che i ragazzi hanno speso in gelati, patatine ecc… (costo minimo del gelato, 3€; un caffè 1.50€; un’insalata, 12€) e i 15 giri in pedalò. Gli ho risposto che, se volevano che ci spostassimo, avremmo preteso come minimo il rimborso.
Ma si continua… Uno dei ragazzini, di origine tunisina, passa accanto alla nostra eroina, che lo apostrofa con un’espressione poco carina. Lui, voltandosi, le chiede: “Scusi, ma io cosa c’entro?”. La risposta è stata: “Sei talmente brutto che nemmeno ti rispondo”. Un adolescente medio non sarebbe stato zitto, lui si è girato e se n’è andato. Giusto per dire quanto sono maleducati i nostri ragazzi. Un suo amico, che invece ha trovato questa uscita poco carina, ha tentato di ribattere chiedendo il perché di tanto astio nei loro confronti, sentendosi rispondere con un “Stai zitto, Dumbo, e vai a giocare con i tuoi amici strani”.
Alle nostre rimostranze con i responsabili dello stabilimento, le soluzioni proposte sono state quelle di spostarci noi in spiaggia libera o di fare giri impensabili per tornare alle nostre postazioni. Mai, in nessun modo, si è tentato di far ragionare quella donna completamente fuori di testa che ci ha rovinato la giornata. “Sapete, è nostra cliente da giugno…”.
La domanda a cui cerco di rispondere da ieri è: la pecunia batte l’educazione? Siamo rimasti 5 ore in compagnia di quella “signora” e abbiamo dovuto subire offese razziste, sessiste, oltre che gratuite nei confronti di ragazzini che avevano l’unica colpa di comportarsi da ragazzini. Non faccio il nome dello stabilimento perché non ho intenzione di scatenare polemiche, anche se in quello stabilimento non ci ero mai andata e sicuramente non ci rimetterò mai più piede perché mi hanno fatto schifo. E, inoltre, non era la prima volta che ospitavano i nostri ragazzi, è già capitato le scorse estati e mai si era verificata una situazione del genere. Almeno si sono rivelati per ciò che sono.
Noi ogni giorno cerchiamo di insegnare ai nostri bambini e ragazzi a essere rispettosi di tutte le differenze e a essere tolleranti. Ieri hanno visto degli adulti che hanno cercato di difenderli (noi), altri che gli hanno dato contro solo perché non hanno la pelle bianca e altri ancora che hanno preso le difese di questa cretina solo perché li paga da tre mesi. Cosa avranno imparato da questa esperienza, oltre ad aver capito che se hai i soldi puoi permetterti tutto?”.











