di Paolo Rapeanu
Ha messo pochi vestiti nella sua valigia, riempiendola prevalentemente di rabbia: Carlo Arui, sessant’anni, dopo aver lavorato come artigiano prima e autista di una ditta privata poi, “fallita all’improvviso, da un anno e mezzo ero disoccupato”, è uno dei sardi, non più giovani, costretto a fuggire all’estero. A Blokhus, nel cuore della Danimarca: “Un mio amico gestisce un ristorante, gli ho detto che ero con l’acqua alla gola e che ero disposto anche a fare il lavapiatti. Qui faccio l’aiuto cuoco e guadagno 1400 euro al mese”. Meglio, molto meglio del nulla di una terra, il Sulcis, dove la crisi strozza la maggior parte di chi ci vive: “La ditta nella quale lavoravo come autista è fallita, per venticinque anni ho operato nell’edilizia e ho fatto l’artigiano. Per dei lavori che ho fatto avrei dovuto guadagnare ottantamila euro, mai arrivati. Ho messo in mezzo anche avvocati, ma senza ottenere nulla”. Anzi, spendendo altri soldi. Che, un giorno, sono praticamente finiti.
“Sono arrabbiato, mia figlia di 15 anni e mio figlio di venti studiano e vivono con la zia. Io sono vedovo, ogni mese riesco a mandargli cinquecento euro”. I novecento che gli restano in tasca, a Carlo, sono indispensabili per vivere in Danimarca: “Lavoro otto mesi all’anno, da febbraio a ottobre. Da novembre al febbraio successivo mi arrangio, penso di andare in Germania, lì il settore dell’edilizia va bene”. Incredibile che un sessantenne debba fuggire dalla sua terra natale per sbarcare il lunario e garantire un futuro ai figli? “Sì, molto incredibile, per non dire assurdo. Spero di reggere sino alla pensione facendo l’aiuto cuoco, alla mia età non ho più l’agilità per arrampicarmi nei ponteggi per tinteggiare pareti. Ma non sono mica l’unico sessantenne in fuga. Mio fratello ha 63 anni, dopo aver lavorato per decenni nel settore in Sardegna è dovuto andare in Russia. Lì non è troppo vecchio, perché guardano l’esperienza e non l’età”. E la Sardegna? E Iglesias? Definitivamente cancellate? “Chissà, un giorno spero di tornarci. Adesso, qui in Danimarca, ho un lavoro. Laggiù (in Sardegna, ndr) c’è il deserto”.











