Hanno sperato che il 2023 fosse l’anno della svolta, quasi sicuramente rimarranno delusi. I commercianti di viale Sant’Avendrace a Cagliari sono destinati a continuare a lavorare in una strada con un cantiere abbandonato per chissà quanto tempo. Dopo il pasticcio di un anno fa, con il Comune costretto ad annullare il progetto per la nuova viabilità perchè, a referendum popolare fatto e decisioni prese ci si è accorti che nel viale non potevano più passare i pullman, il sindaco Paolo Truzzu ammette: “Serve una nuova gara”. Un intervento milionario bloccato in una strada dove, negli ultimi mesi, più di un negoziante si è visto costretto a gettare la spugna. E chi resiste, più o meno, non sa più a quale santo votarsi: “Gli affari sono calati del 70 per cento”, afferma, mestamente, Gianluca Zuddas, titolare di un’officina specializzata nei ricambi delle automobili. “I parcheggi qui sono fondamentali, devono lasciare tutti quelli che ci sono e crearne di nuovi anche in via Santa Gilla. È un cantiere infinito, siamo al collasso e i commercianti e i clienti non sanno più cosa fare e dove parcheggiare. Le biciclette, previste nel progetto, non passano nel viale”, sostiene. “La gente non si ferma, i lavori fermi ci stanno danneggiando. Il Comune si muova a terminarli, ed elimini le corsie ciclabili. E il doppio senso è molto meglio”.
Difficoltà anche per Giuseppe Zucca, alla guida di un negozio di serramenta: “Ormai sono abituato alle transenne e al cantiere fermo, ma altri miei colleghi hanno chiuso la loro attività negli ultimi anni. Devo lasciare il mio furgoncino in seconda fila, non ho alternative”, ammette. Gli affari sono calati anche per lui e non lo nasconde: “I clienti sanno che cosa trovano arrivando in viale Sant’Avendrace. Siamo una strada commerciale e qui mancano tanti servizi, a partire dai parcheggi. La pista passerà solo su un lato, ma il mio materiale posso trasportarlo solo con un furgone”, e non certo in bicicletta. Insomma, i negozianti incrociano le dita e sperano, prima di tutto, di rivedere quanto prima in azione gli operai. Anche perchè le loro casse sono, da troppo tempo, tutt’altro che piene.












