Cagliari, al San Giovanni di Dio un pronto soccorso e un parco collegato con l’Anfiteatro

Presto in aula il futuro del vecchio ospedale progettato dal Cima. Due le proposte: una del M5S e l’altra della maggioranza. L’idea è quella di realizzare un ampio spazio verde che abbracci gli i giardini del nosocomio, l’Orto Botanico e l’area archeologica di viale Sant’Ignazio


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Una Casa della salute territoriale, una guardia medica aperta per 12 ore e un grande parco urbano collegato con l’Orto botanico e l’Anfiteatro.

È tutto nelle proposte di ordine del giorno depositate in consiglio comunale e che saranno discussi nei prossimi giorni: decisivi per il futuro del grande ospedale del centro storico. Una è quella di Pino Calledda del Movimento 5 Stelle (che ha presentato un ordine del giorno che prevede al San Giovanni un consultorio, day hospital e ambulatori per i medici, proposta che secondo il sindaco Zedda, che ha attaccato Calledda, ricalca impegni già presi coi residenti e enti coinvolti) e l’altra è della maggioranza in consiglio comunale (primo firmatario Matteo Lecis Cocco Ortu, Pd, seguito da tutti i consiglieri che sostengono la giunta Zedda in aula).

I due documenti si somigliano e, in alcuni punti, ricalcano le proposte avanzate da un comitato di residenti di Stampace che ha raccolto mille e 500 firme per mantenere un presidio sanitario nel cuore della città.

Nella riforma della rete ospedaliera la Regione non ha indicato alcuna funzione per lo storico ospedale progettato dal Cima. E i residenti di Stampace hanno espresso forte preoccupazione di fronte allo smantellamento di tutti i servizi sanitari operanti in centro (Clinica Aresu, Clinica Macciotta, Ospedale militare, cliniche private) e, recentemente, con un documento sottoscritto da oltre mille e 500 abitanti, si sono appellati a Zedda per chiedere un suo intervento presso la Regione al fine di promuovere presso gli enti competenti la richiesta di un adeguato presidio sanitario a vantaggio degli abitanti del Centro Storico e delle migliaia di persone fra turisti, operatori commerciali, cittadini, che frequentano i vecchi quartieri. Nella petizione gli stampacini hanno proposto di mantenere attivi presso l’Ospedale i due reparti di dermatologia e oculistica rimasti nel nosocomio, di trasferire presso i locali del San Giovanni di Dio il servizio ambulatoriale Ats di viale Trieste (in procinto di essere trasferito in quanto operante in struttura non a norma) e di attivare un servizio di almeno h 12 di guardia medica per il primo soccorso.

La maggioranza chiede così a sindaco e giunta di valutare con la Regione l’utilizzo della del San Giovanni di Dio e dell’Ospedale militare, come presidio territoriale sanitario, Casa della Salute e presidio di pronto soccorso, insieme a un Centro di Solidarietà dove possano essere ospitati molteplici servizi sanitari e sociali di rilevanza cittadina e metropolitana (a titolo di esempio spazi di accoglienza e servizi per l’invecchiamento attivo e di contrasto alle vecchie e nuove forme di povertà).

L’idea è anche quella di realizzare un parco unico che abbracci gli spazi verdi dell’ospedale, l’Orto Botanico e l’area archeologica dell’Anfiteatro romano. Separati solo da due vecchie recinzioni in muratura.

Le tappe. A marzo il primo incontro tra comitato spontaneo di Stampace e Comune, e il 21 novembre a palazzo Bacaredda il 21 novembre un vertice tra Comune, Aou, Ats, Università e comitato.

Nel corso di quest’ultimo appuntamento i rappresentanti degli abitanti hanno avuto ampie rassicurazioni non solo sul mantenimento del presidio sanitario, ma anche sull’apertura delle nuove funzioni ipotizzate per rivitalizzare l’ospedale.

Il prossimo incontro è fissato per il 12 dicembre: in quella data si discuterà delle funzioni che immediatamente possono trovare spazio nel complesso.