Piazza Yenne tristemente vuota, non solo in questi giorni di pandemia, in arancione. Ma da tanti giorni, anni, forse cinque, da quando la Giunta Zedda decise di “ svuotarla” dalle aiuole e dalla fontana e farla così diventare “rossa”, rossa dalla vergogna, il colore preferito dal centrosinistra cittadino di quel tempo, anche se era annacquato dal bianco dei “ Quattro Mori “. Era allora Gianni Chessa, assessore sardista della Giunta Zedda, che decise di smantellare fontanelle, aiuole e monumento che troneggiava al centro della piazza. Una “sistemazione provvisoria”, disse, rispondendo a chi protestava per tale scempio, “ vi daremo una piazza più moderna, più bella, più confortevole”, promisero in coro Massimo Zedda e Gianni Chessa, rispondendo ai cagliaritani delusi che avevano indotto il consigliere comunale Aurelio Lai a presentare una interrogazione.
Sarebbe bello e interessante riprendere quel discorso ( Aurelio potrebbe assumere l’iniziativa, essendo ancora consigliere comunale) per farci capire come Piazza Yenne da simbolo di una Città ridente e vivibile sia diventata invece un luogo di tristezza e di abbandono, non solo per via della pandemia che ha tolto i tavolini e gli assembramenti, ma soprattutto per lo stato di abbandono sotto il profilo urbanistico- ambientale-architettonico che la Giunta Zedda ha creato e che la Giunta Truzzu ha mantenuto sotto l’insegna di “ panem et circenses “ di romana memoria. Ecco allora l’odierna invocazione “ RIDATECI LA PIAZZA YENNE” come era e come dovrebbe essere : il centro pulsante della Città, lo spazio ideale per famiglie e bambini, dove incontrasi , dialogare e conoscersi e i residenti poter trascorrere ore serene nelle loro abitazioni.










