Gli ambiti territoriali di caccia? Un vero fallimento. Basterebbe andare a verificare nelle Regioni in cui hanno trovato applicazione per capire che si tratta di un sistema incapace di gestire la pratica sportiva della caccia nel migliore dei modi possibili. Nonostante le legittime richieste dei rappresentanti dei cacciatori all’interno del Comitato Faunistico Regionale, l’Assessorato regionale all’Ambiente è andato dritto per la sua strada proponendo, appunto, gli Ambiti territoriali di caccia. Una decisione immotivata che ha sollevato le legittime preoccupazioni delle associazioni dei cacciatori.
Nonostante l’iter legislativo preveda diversamente, l’Assessorato all’Ambiente ha proposto alla Giunta regionale il Piano Faunistico regionale senza prima sentire il Comitato Faunistico, creando un pericoloso precedente. Ma il problema non è soltanto l’operato dell’assessore Donatella Spano. Ciò che lascia maggiormente perplessi è la scelta di introdurre gli Ambiti territoriali di caccia, nonostante tutte le associazioni dei cacciatori siano sfavorevoli e l’esperienza rimandi su un’altra strada.
L’unica soluzione possibile sono le Autogestite di caccia che, là dove applicate, hanno dimostrato di poter regolare la pratica come si conviene, salvaguardando l’equilibrio della fauna selvatica. Le associazioni di categoria hanno le competenze necessarie per migliorar il quadro e la Regione ha il dovere di facilitarne il lavoro. L’assessorato sta invece tentando di burocratizzare una pratica sportiva fondamentale, creando ulteriori vincoli e ostacoli.
Sono fermamente convinto che l’assessore Spano debba tornare sui suoi passi, iniziando con il dare ascolto alle legittime richieste e alle fondate perplessità del Comitato Faunistico Regionale. La Giunta non può pensare di regolamentare sulla caccia senza dare ascolto agli attori protagonisti.











