I sindaci dicono no alla realizzazione del mega parco eolico e non rilasceranno le concessioni per la realizzazione degli impianti: lotta senza precedenti per scongiurare l’installazione di 17 dispositivi che, come da progetto, verrebbero disseminati in un’area prossima a su Nuraxi di Barumini, unico sito Unesco attualmente presente in Sardegna. Giornata di protesta quella di ieri in Marmilla dove tutti i primi cittadini, affiancati da Coldiretti, agricoltori, associazioni e decine di persone si sono incontrati per manifestare apertamente il loro dissenso alla realizzazione di impianti per accumulare energia e mettere nero su bianco la strategia da adottare in “guerra”. Una opposizione che va non contro la ricerca di nuove opportunità energetiche bensì l’intenzione di sfruttare il territorio sardo al quale spetterebbe ben poco proficuo dal parco eolico.
L’incontro di ieri, concluso nel polo culturale “Giovanni Lilliu, ha quindi siglato le iniziative per contrastare le speculazioni energetiche nel territorio, formalizzando il proprio dissenso rispetto al proliferare delle proposte progettuali aventi ad oggetto la realizzazione di parchi eolici e fotovoltaici.
“Atmosfera accesa, voglia di non piegarsi a progetti speculativi che niente hanno a che fare con la gente di qui e la sua vita – spiega il sindaco di Villanovaforru Maurizio Onnis – se cediamo stavolta è finita, basta imposizioni. Vedremo all’atto pratico chi s’impegnerà sul serio”. Critico e preciso riguardo l’intervento da parte dell’assessore regionale all’ambiente Marco Porcu, “il manico, da cui tanto dipende. Dice che molto deve essere migliorato. Le compensazioni per questi impianti, ad esempio, devono essere più corpose. Vanno sistemati solo in aree adatte, perché industriali dismesse o non più recuperabili. Cose ragionevoli, che del resto sapevamo già. Poi aggiunge che la Sardegna deve comunque contribuire agli interessi repubblicani, ricordandoci che l’Italia è «una e indivisibile». Lo ribadisce un paio di volte. E io sudo freddo, perché so già cosa accadrà. Su un strada del genere, avremo un’altra “legge del miliardo” o simile. Si cercherà il compromesso. Proprio quel genere di compromesso che ha sempre consentito al governo centrale di fare strame della nostra isola.
Si resta nella solita ottica: tollerare l’invasione, cercando di alzare il prezzo. E dimenticando che nessun prezzo può colmare la rapina legalizzata di risorse primarie come il sole e il vento. Rapine simili, in passato, hanno avuto altrettanto nobili e “ragionevoli” giustificazioni. Ma se vuole un futuro libero la Sardegna deve battere un’altra via”.
“Nel corso del mio intervento ho sottolineato – specifica Porcu – il cambio di interlocuzione intervenuto con l’avvento del nuovo Governo Meloni, il quale ha consentito l’avvio di un confronto serrato e proficuo, al fine di raggiungere un accordo sulla modifica del Decreto Energia che includa, anche, una corretta pianificazione territoriale e adeguate misure di compensazione per la Sardegna.
Ritengo sia giusto e normale che la Sardegna sia chiamata a fare la sua parte nel processo di transizione energetica, nell’interesse complessivo della Nazione, ma questo non può prescindere da una concertazione che, partendo dalle comunità locali, consenta di individuare le aree idonee, a cominciare dapprima dai siti già compromessi, evitando di intaccare, quanto più possibile, il territorio che, in Sardegna, può e deve essere destinato preliminarmente allo sviluppo agricolo, pastorale e turistico dell’economia isolana”.
All’assemblea è intervenuto anche Alberto Urpi, sindaco di Sanluri “per difendere il territorio da speculazioni sull’ eolico in zone rilevanti dal punto archeologico e naturalistico.
Da parte di Regione, assessorato Industria e assessorato Ambiente, e dei comuni abbiamo detto a gran voce che siamo e saremo uniti e insieme in questa battaglia”.
Anche Gergei “ha detto no all’invasione delle multinazionali.
La situazione è gravissima e se tutti noi non ci attiviamo, saremmo costretti a subire passivamente decisioni prese da multinazionali, senza che i territori interessati siano chiamati in causa.
Questo modo di agire e di ragionare è vergognoso – spiega il primo cittadino Rossano Zedda – dobbiamo dire basta alle invasioni dei nostri territori senza coinvolgere amministratori e in primis i proprietari terrieri”.











