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Il mito della street art a Cagliari: mostra su Banksy al Ghetto

di Redazione Cagliari Online
12 Luglio 2019
in cultura

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Il mito della street art a Cagliari: mostra su Banksy al Ghetto

Nessuno lo ha mai visto, nessuno conosce il suo viso, non esistono foto che lo mostrino: eppure BANKSY esiste in maniera dirompente attraverso le sue opere di inaudita potenza etica, evocativa e mediatica. Originario di Bristol, genericamente inquadrato nei confini della Street Art, Banksy rappresenta il più grande caso di popolarità per un artista vivente dai tempi di Andy Warhol.

Il Centro Comunale di Arte e Cultura Il Ghetto presenta la mostra From the street to the museum works of the artist known as Banksy   a   cura   di   Gianluca   Marziani   e   Stefano Antonelli,   promossa   e   prodotta   dal   Consorzio   Camù   e   da ll’Associazione MetaMorfosi, con il patrocinio del Comune di Cagliari.

Tra il 2002 e il 2009 Banksy pubblica 46 immagini su carta che vende tramite la sua “print house” Pictures On Walls in Commercial Rd. (Londra). Si tratta di immagini che riproducono alcuni tra i suoi famosi interventi stradali, documentando opere che sono diventate “affreschi popolari” ma che spesso sono state rimosse o rubate o semplicemente consumate dal tempo. La mostra di Cagliari, dopo le tappe di grande successo a Firenze e Osimo, presenta una rigorosa selezione con le migliori 20 immagini finora prodotte, quelle che hanno decretato il successo planetario di un artista tra i più complessi, geniali e intuitivi del nostro tempo.

Banksy preferisce da sempre la diffusione orizzontale di immagini rispetto alla creazione di oggetti unici. Una lezione mutuata da Andy Warhol con il suo approccio seriale e l’uso metodico della serigrafia. A conferma di un legame quasi ereditario arriva, nel 2007, la mostra londinese “Warhol vs Banksy” al The Hospital in Covent Garden, prodotta da Banksy in persona. Come è stato ribadito da molte firme internazionali, Banksy rappresenta la miglior evoluzione della Pop Art originaria, l’unico che ha fuso assieme la moltiplicazione seriale, la cultura hip hop, il graffitismo anni Ottanta e gli approcci del tempo digitale.

Gianluca Marziani: Banksy, come fosse un Umberto Eco che ha scelto la strada al posto delle aule universitarie, somatizza le molteplici contraddizioni semantiche del nostro tempo. In un’epoca dove analogico e digitale convivono per ovvie ragioni, dove la tecnologia velocizza i tempi ma cambia i parametri vitali, dove la Democrazia traballa in mille modi, in un mondo del genere ecco un autore che fa implodere i codici del narcisismo (la peggior patologia collettiva dei nostri giorni), restando invisibile, ma lavorando su strade e luoghi pubblici, sgretolando con ironia i poteri forti, inventando icone urbane che somatizzano i nodi lampanti di questo millennio.

Al Centro Comunale di Arte e Cultura IL GHETTO ci saranno le sue immagini più celebri, quelle che si sono guadagnate altissima popolarità attraverso la condivisione sui social media. Tra queste la serigrafia con una delle sue immagini più famose, quella della bambina con un palloncino rosso in mano (Balloon Girl), recentemente al centro dell’attenzione mondiale per la sua clamorosa autodistruzione, avvenuta subito dopo essere stata battuta all’asta per oltre 1 milione di euro.

È un immaginario semplice, ma non elementare quello di Banksy, perfetto per tempi e modi di produzione, confezionato per la comunicazione di massa: un nucleo di messaggi immediati che, affrontando i temi del capitalismo, della guerra e del controllo sociale, mette in scena le contraddizioni e i paradossi del nostro tempo. Per la prima volta una mostra esamina e analizza le immagini originali di Banksy all’interno di un quadro semantico esaustivo che ne veicoli origini, riferimenti, relazioni tra gli elementi, implicazioni e piani di pertinenza. A completamento del percorso espositivo, il pubblico avrà a disposizione un’infografica sulla cronologia dell’artista, ampie schede storiche sulle opere con documentazione fotografica, i “black books” originali, poster originali di sue mostre, banconote contraffatte e una selezione di video.

Stefano Antonelli: Sostiene Alvin Gouldner che libri e i giornali hanno favorito la nascita delle ideologie, ovvero la nascita di un discorso razionale sulle idee. Radio, Tv e Cinema, invece, hanno avviato il declino di questo discorso, trasportando lo spazio di elaborazione dal simbolismo concettuale del leggere al simbolismo iconico del guardare. In questa prospettiva Banksy avvia la sua produzione che sfrutta il potere persuasivo, pedagogico, propedeutico, critico ed ermeneutico dell’immagine per attivare un pensiero critico e popolare da lui stesso definito “entry-level”. Il lavoro dell’artista sembra entrare in tensione sul piano polarizzato sul quale opporre immagini di produzione artigianale (B. Groys) al flusso soverchiante di immagini industriali (la pubblicità), utilizzando la cifra del “détournement” situazionista, attraverso un potente strato di tipico “british humor”, pratica che lui stesso battezzerà come “Brandalism”.

Tags: banksyghetto
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