di Gigi Garau
Salvatore Carboni sulla soglia dei novant’anni, ci ha lasciato. Il padre, Efisio (a cui è intitolato il plesso della scuola primaria di Via Asproni) vero maestro del tornio, gli trasmise la passione per l’argilla già da bambino. Salvatore comincio a lavorare al tornio , che allora veniva azionato dal movimento dei piedi, all’età di otto anni, da allora, per quasi ottant’anni di filato, non ha più lasciato quella “ruota magica” in cui si sono trasformate intere montagne di argilla.
Salvatore Carboni, insieme al fratello Antonio (ancora in attività) non aveva mai smesso di lavorare al tornio, a testimoniarlo le dita delle sue mani, praticamente bloccate in una posizione rigida, quella necessaria a plasmare l’argilla. Uno dei pezzi più riusciti era la conca (SA scivedda) di tutte le misure, e tanti altri pezzi che nel corso degli anni non hanno mai cambiato forma.
Salvatore nel corso della sua ineguagliabile carriera di torniante, ha ricevuto numerosi attestati di riconoscimento e partecipato a tantissime mostre della ceramica, tuttora nei locali del centro pilota di via Lazio, vengono custoditi alcuni suoi pezzi. Oltre all’indiscussa capacità artistica e professionale, Salvatore verrà ricordato per la bontà d’animo, la disponibilità ed il rispetto che ha sempre manifestato nella sua vita. Lo ricordo nella sua postazione “spartana” piegato sul tornio, mentre a ottantacinque anni suonati, plasma l’argilla per realizzare le tradizionali conche Asseminesi. Un esempio incredibile di passione, di serietà e di grande capacità artistica che dovrebbe rappresentare un punto di riferimento per i giovani e meno giovani, e non solo per quelli che si avvicinano al mondo della ceramica. Con la scomparsa di Salvatore Carboni, Assemini e tutta la Sardegna, perdono uno dei più gradi maestri del tornio, ma anche un’eccezionale figura di uomo che ha improntato tutta la sua vita nel lavoro e nel rispetto del prossimo.