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Si tratta del patrimonio dei due capibanda, finiti in carcere già lo scorso marzo insieme a altri 20 complici. Gli arrestati di oggi sono, invece, accusati di aver riciclato il denaro delle rapine. Le anomalie colte tra le righe di migliaia di pagine di documenti bancari.
Singolare come uno dei due capi dell’organizzazione, impiegato forestale e vicesindaco di un comune ogliastrino, con figli e moglie casalinga a carico, non spendesse un euro delle entrate ufficiali, degli stipendi cioè che, mensilmente, gli venivano accreditati sul conto corrente. In realtà l’uomo non aveva bisogno di prelevare al bancomat, potendo disporre, tra le mura di casa propria, di tutto il denaro (rigorosamente in contanti) necessario per condurre una vita più che decorosa.
Denaro naturalmente “sporco” che “ripuliva” grazie ad amici e familiari, oggi arrestati.
Le misure cautelari sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari, dott.ssa Cristina Ornano, su richiesta del sostituto procuratore presso la direzione distrettuale Antimafia di Cagliari, Danilo Tronci, che ha coordinato le indagini.