Sono dati allarmanti ma non certo inaspettati quelli che riporta Confartigianato in un report di oggi: nell’Isola nei primi tre mesi del 2016 sono scomparse quasi 5 imprese artigiane al giorno. Peggio del 2015. Dal 1 gennaio al 31 marzo di ques’tanno sono scomparse in totale 429 imprese artigiane. E’ questo risultato delle 461 iscrizioni all’albo artigiani contro le 890 cancellazioni, che porta il comparto a 36.458 aziende, con un tasso di decrescita del -1,16% contro lo -0,94% dello stesso periodo del 2015. Calo anche a livello nazionale: il comparto giù dello -0,92% (era -1.05% lo scorso anno).
“Ogni giorno 4,7 imprese artigiane sarde abbassano le saracinesche per non risollevarle più – commenta Maria Carmela Folchetti, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – è un arretramento del comparto che noi denunciamo da parecchi anni e che, purtroppo, si concretizza ogni giorno nonostante gli sforzi immani degli imprenditori che lottano quotidianamente con il mercato asfittico, con la burocrazia, con la mancanza di credito, con la concorrenza sleale e con una politica
fiscale che di certo non li ha supportati”.
I dati del settore artigiano arrivano dal rapporto appena diramato da UnionCamere-Movimprese, relativo al primo trimestre 2016, sulla nati-mortalità delle imprese artigiane nell’isola.
Il 31 dicembre scorso le imprese artigiane registrate in Sardegna erano 36.887, numero che aveva fatto crollare la percentuale di crescita del settore al -2,2% su base annua.
A livello provinciale il segnale peggiore arriva da Oristano, con un calo del -1,48% (saldo -14 imprese ovvero 39 iscrizioni e 86 cancellazioni). Seguono Sassari con -1,33% (saldo -174, con 177 iscrizioni e ben 344 cancellazioni) e Cagliari con -1,26% (saldo -176, con 177 iscrizioni e 353 cancellazioni). A sorpresa Nuoro è la provincia che soffre meno in Sardegna e anche a livello Nazionale: -0,48% di calo con 75 iscrizioni e 107 cancellazioni per un saldo di -32 imprese.
“Queste chiusure – conclude la Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – sono il segnale tangibile che il protrarsi della recessione sta riducendo allo stremo le imprese del terziario artigiano e l’impresa diffusa, che vivono sulla propria pelle anche il peso insostenibile dell’eccessiva pressione fiscale e del crollo dei consumi senza precedenti. Per questo riaffermiamo con forza e convinzione di essere pronti a un confronto con Giunta e Consiglio per trovare una soluzione comune, nel rispetto dei ruoli e delle competenze”.












