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I primi piatti e bicchieri li ha portati tra i tavoli di un ristorante subito dopo la fine degli studi “all’Alberghiero. Avevo diciotto anni, ho scelto di fare questo lavoro sulla base di ciò che avevo appreso a scuola”. Antonio Diana, oggi, ha 34 anni, una moglie e due figli che sanno che i suoi orari di ritorno a casa non possono mai essere precisi: “I sacrifici ci sono, come per tutti i lavori devono prevalere passione e amore. E, se fai tutto con un sorriso, allora è più semplice, quando torno dalla mia famiglia sono sempre positivo”. Eppure, c’è chi dà la colpa di una Cagliari poco turistica anche ai camerieri: “Falsissimo, io parlo inglese e soddisfo sempre le richieste dei clienti, partendo dall’accoglienza. Oggi, fare il cameriere non vuol dire svolgere un lavoro denigrante, molti di noi approfondiscono partecipando a dei corsi di formazione e studiando”, racconta Diana. “Chi decide di fare questa professione deve mettere in conto che si deve lavorare anche nei fine settimana, nella mia azienda facciamo a turno”.