Antonella Mocci ha 34 anni, studia lingue all’Università e lavora come barista. Fino a quando potrà continuare a preparare caffè e servire bibite, però, non è dato saperlo. Da quattro anni ha l’artrite reumatoide. Le sue due medicine, fortunatamente, “non sono tra quelle tolte dal commercio, ma potrebbe succedere. Senza quelle tornerei all’inizio, quando non riuscivo nemmeno ad allacciarmi le scarpe e dovevano aiutarmi a vestirmi”. Una non vita, o una vita da incubo, insomma.
“Pago cinque euro di ticket per una confezione del farmaco, una volta al mese. Sono invalida al cinquanta per cento, rientro nel collocamento mirato. Sono entrata da poco, spero si muova qualcosa, continuare a fare il lavoro di cameriera non è pensabile, per quanto il farmaco mi aiuti lavorare 12 ore al giorno con i problemi alle mani non è il massimo”.










