di Nino Nonnis
L’allerta meteo diventerà una costante, che si spera il più sporadica possibile. Spesso la delusione sarà pari allo scampato pericolo. Esisteva anche prima, i carabinieri recapitavano l’avvertimento ai sindaci a tutte le ore, ma non si paventavano ogni volta tifoni, bombe d’acqua, esondazioni.
Dobbiamo prendere confidenza con l’allerta, col meteo siamo già abituati. Vediamo le immagini in televisione, città inondate d’acqua, macchine galleggianti, talvolta vittime umane, ponti che crollano, strade che si divaricano e ci viene la paura che possa succedere anche vicino a casa nostra. Succede, ma quasi sempre negli stessi posti. Però si ha ugualmente paura, come se fosse un portato dei tempi moderni. Vengono chiuse le scuole, tutte le scuole, anche perché poche possiedono una sicurezza strutturale.
Ieri, giovedì primo ottobre, sono andato a Cagliari, al cinema Odissea. Mio figlio mi ha chiamato preoccupato “Ma babbo, sei sicuro che apra?”, “Ci saranno difficoltà per arrivare a Cagliari?”, tranquillo, gli ho detto, carico la scialuppa di salvataggio. La 554 era perfetta, a Cagliari manco una pozzanghera. Il cinema era pieno di gente e nessuno aveva l’ombrello. Però l’allerta è stata giusta, meglio predisporsi ed evitare situazioni di pericolo. Se si chiudono le scuole per 3 o 5 giorni all’anno non casca il mondo. Il programma non è mai facile portarlo a termine. Invece anche questa decisione ha sollevato grida di dissenso. Quando si stabilisce una regola, questa è cieca, non comprende le eccezioni. Del resto anche il Dettori ha lamentato di recente dei piccoli cedimenti, in assenza di allerta. Per fortuna in Sardegna a parte certi casi dovuti spesso, nella loro entità, alla stoltezza dell’uomo, non abbiamo grossi problemi generalizzati e ci lamentiamo molto di più per la siccità. Il fenomeno della pioggia, quella che non diventa bomba d’acqua, viene vissuto sempre in maniera differente, opposta spesso. Il tennista guarda il cielo e si lamenta “Accidenti, proprio oggi che avevo un bel doppio, pittica sa sfiga”. Il contadino guarderà lo stesso cielo e dirà “Finalmente una bella scuttulata come dico io, di un paio d’ore almeno. Fiara ora”. Per questo al mio paese la gente di campagna rimbrottava bonariamente chi usciva con l’ombrello “Ite ses, timinde chi pioada?”. A me piace quando si mette a pispiare, quando la poggia bisbiglia.










