Spesso arrivano belle storie dall’estero, i cui protagonisti sono nostri conterranei. Come quella di Alice Pilia, originaria di Ussana, in provincia di Cagliari, una dei trenta esperti, dell’ufficio del Gabinetto del primo ministro britannico David Cameron.
Trentacinque anni, residente a Londra dal 2004, sposata da nove anni, ha un compito molto importante: riformare il sistema legislativo britannico. Alice Pilia ha studiato nell’esclusivo collegio del Mondo Unito dell’Adriatico, a Trieste, poi nella facoltà di Scienze politiche della Luiss di Roma e ha conseguito un master di Sviluppo economico locale alla London School of Economics.
Nell’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, racconta come è riuscita a raggiungere l’ambiziosa posizione di lavorare per il governo Cameron: “Ho risposto a un annuncio sul Guardian, segnalato da un amico, che offriva un posto per il Cabinet office aperto ai cittadini dell’Unione europea e del Commonwealth”. A maggio 2008 ho inviato il curriculum e dopo due giorni mi hanno richiamato. Ho fatto tre colloqui e una serie di prove, poi mi hanno presa”. Non si tratta di fortuna – spiega – qui in Inghilterra sono pragmatici, se produci risultati e hai le competenze giuste, la nazionalità non conta”.
Nello specifico, Alice si occupa del programma “Good law”, che mira, a semplificare e rendere più comprensibili le leggi britanniche. In meno di sei anni ha curato otltre venti progetti per come la riforma dei patronati pubblici. Inizia alle nove del mattino e stacca alle sette della sera. Ha un contratto a tempo indeterminato e uno stipendio da 46 mila a 60 mila sterline l’anno, “molto meno di quello che prendono i colleghi in Italia”, assicura.
Alla fatidica domanda vuoi tornare in Italia? Risponde: ma mi vogliono? Non mi sembra. Gli italiani all’estero sono una risorsa, per gli scambi commerciali o i progetti di capacity building, ma l’Italia non li sfrutta”. Un giorno, per esempio, curiosità, ho chiesto a un amico che lavora a Palazzo Chigi come fare. Ho scoperto che non esiste un percorso di selezione ufficiale. Qui invece è trasparente e pubblico. La nomina non è politica. Ogni ministro può portarsi al massimo due portaborse e noi non possiamo esprimere opinioni politiche”.












