Al Nora Jazz Festival appuntamento con la straordinaria vocalist Youn Sun Nah accompagnata dal chitarrista Ulf Wakenius

Nuovo spettacolare appuntamento domani sera, giovedì 5 agosto, nella suggestiva scenografia del sito archeologico di Nora. A salire sul palco, accompagnata dal chitarrista Ulf Wakenius, sarà l’eccezionale improvvisatrice dalla favolosa tecnica vocale Youn Sun Nah, una delle rappresentanti più sbalorditive del vocal-jazz mondiale. Coreana, lunghi studi a Parigi e in Europa, Youn Sun Nah possiede una voce sottile e al tempo stesso potente, in grado di esplorare molteplici repertori musicali ed esprimere una vasta gamma di colori ed emozioni

(pubbliredazionale)


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XII INTERNATIONAL NORA JAZZ FESTIVAL

 Pula, area archeologica di Nora 

5 agosto 2021, ore 21.30 

Youn Sun Nah & Ulf Wakenius

Duo (Korea, Usa)

Youn Sun Nah: voce

Ulf Wakenius: chitarra

  

Dopo la carica dei due pianisti cubani Marialy Pacheco e Omar Sosa, protagonisti lo scorso 31 luglio dell’inaugurazione della XIIma edizione dell’International Nora Jazz Festival, nuovo spettacolare appuntamento domani sera, giovedì 5 agosto, nella suggestiva scenografia del sito archeologico di Nora. A salire sul palco, accompagnata dal chitarrista Ulf Wakenius, sarà l’eccezionale improvvisatrice dalla favolosa tecnica vocale Youn Sun Nah, una delle rappresentanti più sbalorditive del vocal-jazz mondiale. Coreana, lunghi studi a Parigi e in Europa, Youn Sun Nah possiede una voce sottile e al tempo stesso potente, in grado di esplorare molteplici repertori musicali ed esprimere una vasta gamma di colori ed emozioni.

Oltre al jazz, alla “chanson”, al pop e alla musica folk, Youn attinge anche alla musica classica europea. Le modulazioni della sua voce spaziano in una gamma sorprendentemente ampia di possibilità: può improvvisare, gorgogliare, modulare, sussurrare fino a flirtare col pubblico grazie al suo strabiliante strumento che è la voce. Dopo alcuni album premiati dalla critica internazionale (“SoIam” nel 2004, “Voyage” nel 2009, “Same Girl” nel 2010), l’ultimo disco ”Immersion” (2019) è stato pubblicato dalla Warner e contiene ben sette cover tra cui la famosa “Hallelujah” di Leonard Cohen.

Una voce di tale carisma sul palco richiede un partner altrettanto curato e attento, come l’artista svedese Ulf Wakenius, musicista che, come affermato dal chitarrista John McLaughlin: “Sembra sia nato già con la chitarra tra le mani”. Noto anche come l’ultimo chitarrista di Oscar Peterson, Wakenius, è capace di atmosfere intime e di far suonare la sua chitarra come un’intera orchestra. Sun Nah e Wakenius si esibiscono insieme oramai da molti anni e hanno sviluppato una complicità quasi telepatica, trasformando il loro duo in una vera gemma artistica con un repertorio che varia tra rock, chanson e standard folk. La loro è una chimica musicale preziosa, che permette di deliziare e toccare le corde emotive più profonde del pubblico di tutto il mondo, da Montreaux a Montreal, passando per Nora Jazz.

L’International Nora Jazz Festival è un evento organizzato dall’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo e il Comune di Pula, con il supporto della Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato del Turismo e Assessorato della Pubblica Istruzione – e la Fondazione di Sardegna. Un appuntamento oramai simbolo dell’estate in Sardegna che ogni edizione richiama un pubblico preparato e curioso, fedele  alle scelte artistiche dell’organizzazione.

 

 

 

 

 

 

IL CALENDARIO

 

 

Sabato 7 agosto 2021

Dobet Gnahoré 

Quartet (Costa D’Avorio) 

7 agosto 2021

 

Cobet Gnahorè:  voce, percussioni

Julien Pestre:  chitarra, voce

Mike Dibo:  batteria 

Louis Haessler:  basso, tastiere 

 

 

Energia prodigiosa e voce calda e possente: Dobet Gnahoré  è una delle grandi Regine d’Africa. Cantante, danzatrice e percussionista della Costa d’Avorio, nel 2010 è stata premiata col Grammy Award nella categoria Best Urban/Alternative Performance, offrendo una visione molto personale dell’Africa d’oggi. Fisico statuario e sinuose movenze feline, sul palco Dobet interpreta le proprie composizioni in differenti lingue africane – Betè, Fon, Baoulè, Lingala, Wolof, Malinkè, Mina e Bambara -, oltre che in francese e in inglese, in una miscela di elementi sonori e ritmici: dalle melodie mandingue alla rumba congolese, dai canti betè a quelli pigmei, dall’hig-life ghanese ai cori zulu. Fenomenale la sua presenza scenica, arricchita da anni di lavoro teatrale e coreografico: le sue performance catturano l’attenzione fin dal primo istante, unendo alla forza espressiva e vibrante della voce, i movimenti della danza e le sonorità delle percussioni come la calebasse, la sanza, il balafon, la chitarra acustica. Un tessuto timbrico che unisce la magia, la forza e la sensualità della sua cultura ed “evoca gli orrori e le ferite, la ricchezza e la speranza dell’Africa, combinando le lingue e i ritmi che il continente africano custodisce”.

Conturbante al pari della mitica Grace Jones, ma allo stesso tempo dolce e fragile, Dobet produce un “groove” ed un suono elettrico che lascia senza fiato. Figlia di Boni Gnahoré, percussionista, attore e cantante molto attivo e noto in Costa d’Avorio, nel 2006 dopo aver ricevuto una nomination ai BBC World Music Awards avvia una serie di concerti con il chitarrista del Mali Habib Koité e il troubadour sud-africano Vusi Mahlasela che la confermano come futura star. Nel 2010 esce il suo terzultimo disco “Djekpa La You” e parte per strepitose tourneé in America, Europa, Canada. L’ultimo album “Couleur”, uscito nel giugno 2021, è un disco che riflette l’energia urbana dell’Africa moderna e conferma Dobet Gnahoré come una delle stelle più brillanti dei palcoscenici d’Africa.

 

 

Giovedì 12 agosto 2021

 

Rebekka Bakken

Trio (Norvegia)

 

Rebekka Bakken: voce

Kjetil Bjerkestran: pianoforte e tastiere

Rune Arnesen: batteria

 

Nata a Oslo nel 1970, Rebekka Bakken si è imposta come figura di spicco nella nutrita schiera delle cantanti jazz scandinave della sua generazione. La sua è considerata una delle voci più particolari d’Europa, ed è stata definita “una sensazione che canta, la cosa più sensuale che il jazz femminile abbia da offrire”. Forte degli studi di piano e violino, oltre che di un timbro di incredibile sensualità, nel 1995 lascia la Norvegia e si trasferisce a New York. Il debutto come solista arriva nel 2003 con l’uscita dell’album “The Art Of How To Fall”, dove con voce chiara, naturale a tratti un po’ naive, incanta i fan con la storia di una giovane ragazza che non vuole crescere.

Usa la sua virtuosa scala vocale per raccontare delle grandi storie, senza curarsi troppo delle etichette musicali; in quanto cantante e autrice, i testi per lei sono importanti tanto quanto le sue composizioni. La sua musica riflette un’originale miscela di stili: la connessione con il blues, il soul, il folk e la musica country, forse tra i suoi tratti stilistici più evidenti.

La stampa internazionale ha spesso sottolineato l’abilità della Bakken di tenere concerti carichi di pathos, proprio grazie alla sua presenza scenica quasi ipnotica e alla sua capacità di instaurare una connessione fortemente emotiva con il pubblico. Il suo mood può essere calmo e dolce e all’improvviso diventare aggressivo e graffiante, in un altalenarsi di emozioni che lascia il pubblico sempre col fiato sospeso. Fin dall’inizio della sua carriera ha ricevuto recensioni e riscontri positivi sia dalla critica che dalla stampa e ha vinto nel corso degli anni diversi premi e riconoscimenti internazionali. Il nuovo album “Things You Leave Behind” (Sony Music) è un disco che svela un forte attaccamento alla vita, l’inizio di un nuovo percorso, quasi una liberazione personale: “Il mondo è cambiato – ha detto – ma io non ero pronta”.

 

 

 

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