di Paolo Rapeanu
Storie di ragazzi nati in Argentina quasi per “caso”. Se i loro parenti, infatti, non fossero emigrati dalla Sardegna, oggi sarebbero al cento per cento sardi. E, anche se solo in parte, hanno nel cuore e nel volto la grinta e il sorriso di un cagliaritano, di un nuorese o di un olbiese. Agustina Utrera Vargiu ha 20 anni e il suo secondo cognome suona familiare a tutti gli abitanti dell’isola al centro del mar Mediterraneo: “Mio nonno è emigrato da Ozieri quando aveva dodici anni, insieme ai suoi genitori e ad alcuni fratelli. Io sono stata in Sardegna solo due volte, quest’ultima ne sto approfittando per visitarla per bene”, spiega la giovane, a Cagliari per il convegno organizzato dalle Acli, dedicato agli oltre diecimila sardi che risiedono nel Paese del continente americano.
“Studio filosofia all’Università nazionale di Tucuman, il mio sogno è insegnare alle superiori”. Quali sono i punti di incontro tra Argentina e Sardegna? “I volti delle persone sono molto simili, e geograficamente, tra montagne e dimensione, le due realtà sono molto simili”. E, se è vero come è vero che se nelle vene di una persona scorre, anche solo in parte, sangue sardo, allora la tavola deve ricoprire un posto di rilievo, enogastronomicamente parlando Agustina ha le idee chiare: “Impazzisco per i gnocchetti e le pabassinas”.










