Viale Elmas, la Babele del sesso last minute: regna il degrado

Reportage nella zona in mano alle prostitute: un’area che non gode certo di buona salute


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Chiamatela la “Babele del sesso” o più comunemente “Terra di nessuno”, ma non fa alcuna differenza. Tra Viale Elmas e le vie adiacenti, tutto è lasciato al caso. Dove prima c’erano fiorenti e storiche aziende e capannoni artigianali e commerciali, ora alcuni di essi sono totalmente abbandonati, pieni di sporcizia, rifugio costante e ideale habitat delle prostitute di colore, (di notte e di giorno), dove all’interno dei fatiscenti ruderi, è obbligatorio l’uso di mascherina e scarpe adeguate: si cammina sopra i preservativi usati, tra gli escrementi, puzza e mosche e malattie sono dietro l’angolo. Impossibile non farci caso. Dopo l’interminabile vicenda di “disagio urbano”, (sottolineata dal nostro cronista, Sergio Atzeni), dove una strada è costantemente “zuppa d’acqua”, (parliamo di Via dell’Artigianato), l’area circostante, ai confini tra Elmas e Cagliari, non gode proprio di buona salute. 

IL SESSO LAST MINUTE. Accade così, per viale Elmas (nei pressi della “Ex Incas Pisano”, i cui uffici , sede e depositi stanno proprio di fronte alla strada, in un edificio totalmente nuovo), ma ciò che resta sul lato opposto della carreggiata è un mix che “convive” perfettamente: al primo step iniziale del percorso, appena si varca il cancello arrugginito e pericolante, (sempre totalmente spalancato), il primo “caseggiato” (su due livelli), è riservato a clienti abituali e alle nigeriane: dentro c’è davvero di tutto, (profilattici, sporcizia, degrado, escrementi e urina), la puzza ed il tanfo irrespirabili ne sono la testimonianza più evidente. Poco più in la, il secondo livello “abitativo”: le famiglie rom, (due o almeno tre nuclei familiari), hanno addirittura innalzato una rete metallica per suddividere gli ambienti e per avere maggior privacy e poca visibilità dall’esterno; a quanto pare hanno anche la corrente elettrica, (non si sa se con allaccio abusivo o meno), ma hanno creato tra le quattro mura in disuso da anni, una vera e propria baraccopoli. Dialogarci è possibile, ma non è bene stazionarci troppo: “scollettano” (chiedono l’elemosina) ai semafori, un po’ ovunque, ma non fanno nulla di male. Resta il fatto che il degrado e l’abbandono è più che palpabile, visibile agli occhi dei più.

Se ci si sposta invece in via del Commercio, (appena superata la “Siete Fuentes” e i capannoni di materiale elettrico, “Elcom”), c’è la sede dell’ex “Sigma Schede Sarda”: la strada non ha sbocco, termina con un “lastrone” di cemento armato che impedisce ad incivili e maleducati, di continuare a gettare rifiuti, eternit, macerie e copertoni usati sotto il ponte della superstrada, quello che per intenderci riporta nei pressi di Auchan, via Santa Gilla. Due enormi piante nascondono il caseggiato abbandonato, con finestre, muri portanti e cortile “invecchiati” da anni di desolazione, ora invece ciò che vi rimane è occupato dai rom. Hanno l’acqua e scorgendo tra il cancello malmesso, (protetto da filo spinato, catene e lucchetto), si intravvede l’accampamento di fortuna. Di notte la zona è totalmente al buio, frequentata dagli automobilisti, che anch’essi si appartano con le prostitute di colore. Per terra, le tracce sono ben evidenti degli incontri di sesso veloce: a parte qualche Volante, la gazzella dei CC o la ronda degli istituti di vigilanza privati, che transitano in quella via per prevenire furti ai pochi capannoni esistenti ed operativi, la zona Franca è davvero a poche centinaia di metri da Sant’Avendrace: benvenuti nella zona periferica della città, capitale del Mediterraneo. (Alessandro Congia preprod.castedduonline.localmente.it )

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