Quelle immagini sono arrivate davanti agli occhi di chi conosceva i protagonisti. Un filmato che frame dopo frame, fa finire ancora una volta nell’occhio del ciclone un gruppo di minorenni. Quattro per la precisione, immortalati dalla telecamera di uno smartphone su un letto, nudi.
Immagini “hot” che hanno fatto il giro del web, al punto da far giungere la notizia anche ai genitori dei ragazzi, tutti giovanissimi. Padri e madri, sotto choc, hanno avvisato la polizia. Sono allarmati per quanto successo, per l’ennesimo caso che alimenta una emergenza sociale sempre più forte e di cui, stavolta, i loro figli si sarebbero resi protagonisti.
Cosa li ha spinti a fare ciò? Si chiedono. Gli interrogativi si susseguono e pretendono una spiegazione al fenomeno che negli ultimi mesi ha fatto emergere casi molto simili tra loro. Dallo scambio di fotografie pornografiche tramite gli smartphone – avvenuto anche tramite Whatsapp – ai video pubblicati sui social network, come in questo caso.
Si chiama “Sexting” e nasce dalla fusione delle parole inglesi sex (sesso) e texting (inviare sms). Un fenomeno non nuovo ma sempre più in diffusione, con cui la polizia postale identifica tutti quei casi di condivisione di foto e video dal contenuto pornografico e a sfondo erotico attraverso strumenti multimediali e informatici.
E diventa reato quando ha per protagonisti minorenni. La divulgazione, ed anche la sola detenzione, di materiale pedopornografico, infatti, è punito molto severamente dal codice penale. Per la detenzione si arriva a tre anni, cinque anni di carcere per la divulgazione. Le pene per quanto esemplari, però, non sembrano essere un deterrente sufficiente ad arginare il fenomeno. Sul caso di Cagliari le indagini della polizia sono in corso.











