Specialità della Sardegna: Pigliaru in audizione alla Camera

E’ tempo di una nuova stagione di rapporti con lo Stato e di atti concreti contro gli svantaggi dell’isola


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Audizione del Presidente della Regione Francesco Pigliaru, questa mattina a Roma, alla Commissione Parlamentare per le questioni regionali, presieduta da Gianpiero D’Alia. Al centro dell’incontro, l’indagine conoscitiva sulle problematiche legate alla revisione degli Statuti, con riferimento alle questioni relative alla specialità della Regione Autonoma della Sardegna e allo stato della sua attuazione.

Primo punto, nella relazione del Presidente Pigliaru, la specificità della Sardegna in termini di insularità e perifericità. “Sebbene il Trattato per il Funzionamento dell’Unione Europea riconosca la specialità della condizione insulare, lo Stato italiano non ha mai voluto sviluppare in sede europea una politica dell’insularità che riguardi la seconda isola per estensione del Mediterraneo e certamente la più distante dalla terraferma tra le grandi isole”, ha detto Francesco Pigliaru, citando poi i passaggi principali del documento sul tema consegnato alcune settimane fa al presidente del Consiglio Matteo Renzi.

“Gli svantaggi dati dall’insularità e causati dalla oggettiva separazione dal sistema nazionale delle infrastrutture e dei servizi sono profondi, a cominciare dall’assenza del metano per proseguire con il nodo della continuità territoriale, da cui derivano mancanze anche sul fronte della mobilità interna. Sono problemi decisamente importanti dal punto di vista economico – ha proseguito – che erano validi nel 1948 come adesso, e per limitare i quali lo Statuto di Autonomia è stato forse il principale strumento in campo, basti pensare alle norme statutarie sulle entrate. Su questo punto è quindi ora di inaugurare una nuova stagione di rapporti politici e istituzionali, di occasioni di integrazione e di riequilibrio di poteri che costituiscano il quadro della nuova specialità, in modo che la rivendicazione di pari opportunità della Sardegna possa declinarsi in atti concreti, capaci di ridurre gli svantaggi che la condizione di insularità impone ai cittadini e alle imprese della nostra regione.”

Il Presidente ha poi sottolineato l’importanza della valorizzazione delle differenziazioni regionali. “In un quadro nazionale che ha un problema di qualità istituzionale complessivo, il regionalismo italiano ha prodotto situazioni molto negative nel Mezzogiorno, ma anche performance regionali di assoluta eccellenza in termini di qualità dei servizi erogati con efficacia ed efficienza. La ricchezza delle esperienze regionali non dovrebbe essere perciò annacquata o addirittura annullata. Qualunque meccanismo di centralizzazione cancellerebbe questa ricchezza, e invece uno Stato saggio deve rendersi conto che questa differenziazione è ricchezza e che le buone esperienze devono essere diffuse sul territorio.”

Ampio spazio, nella relazione di Francesco Pigliaru, è stato riservato al tema dell’identità: “una recente ricerca condotta dall’Università di Cagliari contemporaneamente a quelle di Edimburgo e della Catalogna rivela che nove sardi su dieci vorrebbero ancora oggi un governo locale con più poteri di quelli attuali e che circa il 40 per cento coltiva sentimenti di indipendenza”, ha spiegato. “Questi dati rivelano un forte sentimento di identità, oltreché la necessità di uno Statuto con più regole specifiche che principi. È comunque ormai un patrimonio comune la richiesta di maggiore autogoverno dell’Isola”.

La parte conclusiva dell’intervento era dedicata agli strumenti per la effettività della specialità. “Noi vogliamo rivendicare la nostra autonomia speciale, interpretando la specialità in un’accezione moderna e dinamica -ha sottolineato il Presidente Pigliaru – perché crediamo di poterlo fare con convinzione. E allora con lo Statuto speciale intendiamo riscrivere con chiarezza un rapporto di piena reciprocità con lo Stato, che preveda un nuovo riparto delle competenze legislative e delle competenze amministrative, sulla base di un principio di sussidiarietà e di adeguatezza. Il nostro Statuto deve prevedere maggiori potestà legislative in materia finanziaria e fiscale, un trattamento finanziario più favorevole, deve concentrarsi sull’affermazione di diritti speciali che concorrano a rafforzare l’idea della nostra diversità, il diritto alla continuità territoriale, il diritto alla cultura, alla nostra identità, appunto, il diritto a competere con lo Stato per individuare standard ambientali più severi.”

In riferimento al confronto in corso queste settimane tra le Regioni autonome e lo Stato sulle modalità e le procedure per la revisione degli Statuti speciali, il Presidente della Regione ha evidenziato come il binomio commissioni paritetiche-decreti legislativi, che contengono le norme di attuazione, dal punto di vista strettamente tecnico costituisca ancora la migliore soluzione a tutela dell’autonomia. “Le norme di attuazione si sono rivelate un utile strumento per dare sostanza alla specialità. Esse sono dotate di una particolare forza formale nel sistema delle fonti del diritto in quanto si riferiscono direttamente alla legge costituzionale, quindi allo Statuto, e si impongono sulle leggi ordinarie. La Sardegna non ha forse sfruttato al meglio in passato la possibilità di approvare in sede di Commissione paritetica Stato-Regione efficaci norme di attuazione dello Statuto. Tramite tale strumento è possibile circoscrivere la congiunturale azione accentratrice dello Stato e della Corte costituzionale pre-contrattando l’ampiezza del momento di confronto sulle modalità e le procedure per la revisione degli Statuti speciali, delle funzioni di competenza regionale.”

Nello specifico, in riferimento alla proposta relativa alle norme di attuazione portata avanti dal sottosegretario degli Affari regionali Gianclaudio Bressa, il Presidente ne ha dato una valutazione positiva. “Le norme di attuazione consentono di non lasciare alla sola iniziativa del legislatore nazionale la determinazione dei rispettivi ambiti di competenza legislativa dello Stato e della Regione. In questa fase di riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione, la previsione di una clausola di salvaguardia che prevede l’intesa per l’adeguamento degli Statuti è sicuramente una soluzione positiva. Per la prima volta – ha concluso Francesco Pigliaru- viene sancito in Costituzione in forma espressa lo strumento pattizio e, con esso, un importante strumento di leale cooperazione tra lo Stato e le Regioni speciali.”

Il Presidente era accompagnato dall’assessore degli Affari generali e riforma Gianmario Demuro. All’audizione è intervenuta Ilenia Ruggiu, componente di nomina statale della Commissione paritetica Stato-Regione Sardegna per la stesura delle norme di attuazione dello Statuto sardo.