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Daniela Pintor chiede aiuto per salvare la sua colonia e fa un appello a Radio Zampetta Sarda:
“I miei gatti perseguitati e scacciati dai villeggianti delle seconde case a Oristano, località su Crastu Biancu. nonostante il mio impegno in 15 anni le varie amministrazioni comunali, non mi hanno concesso la registrazione delle colonie feline della marina di San Vero Milis. Aiutatemi a salvare i miei gatti.”
Daniela Pintor si racconta a RADIO ZAMPETTA SARDA, con la speranza di ricevere un valido aiuto per salvare i suoi amati gatti.
Chi è nella possibilità di contribuire a risolvere il problema, è invitato a mettersi in contatto con Daniela :
” Da dove cominciare a raccontare una brutta storia senza lasciarsi trascinare dalla rabbia e dall’amarezza, senza inutili piagnistei?
È difficile per me che pure padroneggio le parole, perché la rabbia è tanta e lo sconforto definitivo è appena dietro l’angolo, ma ci proverò.
Immaginate un luogo bellissimo, di pace, che per due mesi all’anno, in estate, vede le case riempirsi di villeggianti.
Pochi i turisti, quasi tutti proprietari di seconde case. Cosa fareste voi se poteste trascorrere due mesi in una località con le spiagge più belle al mondo circondate da macchia mediterranea, immersi tra colori e profumi?
Suppongo che cerchereste di godere al meglio di panorami mozzafiato, di rilassarvi, di fare bagni di sole e di mare.
Alcune persone, invece, fortunate per il fatto di potersi godere un paradiso, trascorrono il loro tempo dando il tormento al prossimo.
Infastidite dal chiasso allegro dei bambini, dal legittimo desiderio di altri di godersi qualche ora in spiaggia, dal traffico, dalle auto parcheggiate, persino dal chiosco mobile dei gelati.
Sempre a lamentarsi di tutto, di disservizi veri o presunti, dei vicini, delle istituzioni.
Infastidite soprattutto dalla presenza dei gatti.
A tal punto da iniziare ogni volta, all’inizio di ogni stagione estiva, una campagna persecutoria verso i poveri animali e i volontari che li accudiscono.
Fino a qualche giorno fa queste persone si erano limitate a fermare ripetutamente i volontari per lamentarsi con toni molto vicini alle molestie verbali, accampando una serie di scuse banali e già sentite.
I gatti portano malattie ( toxoplasmosi e micosi ) e allergie, fanno i loro bisogni nei giardini.
Hai voglia di cercare di spiegare che a meno di leccare il pelo dei gatti o mangiare la loro cacca non corrono rischio alcuno.
Che gatti robusti e in salute, sterilizzati e tenuti sotto controllo dal punto di vista sanitario, ben nutriti, difficilmente contrarranno malattie e soprattutto non trasmissibili all’uomo.
Queste persone non vogliono sentire ragioni.
Semplicemente, per un motivo che tuttora mi sfugge, di cui non riesco a capacitarmi, odiano i gatti.
Nemmeno possono dirsi disturbate, come in passato, dal cibo lasciato in giro, pur non in piatti volanti, perché il cibo viene custodito da ormai due anni all’interno di una piccola cassapanca di legno.
Ho cercato, perché la volontaria che accudisce quei gatti sono io, di cercare di eliminare i motivi ( o scuse ) del contrasto.
Ho sterilizzato tutti i gatti della postazione, femmine e maschi, perché non si moltiplicassero.
Quattordici in tutto.
Solo una femmina che inseguo almeno da 8 anni e una new entry, comparsa questa estate con i cuccioli, sono sfuggite alla gabbia trappola.
E non certo per cattiva volontà.
Sono stata accusata, persino, di aver introdotto, insieme ad altri volontari, la presenza dei gatti nella località in un’epoca non bene identificata del passato.
In pratica avrei abbandonato dei gatti ( presi o venuti da dove? ) per poi dover fare 50 km per andare ad accudirli ogni volta.
Non commento nemmeno questa accusa, passibile di querela per diffamazione, perché semplicemente assurda e ridicola.
Sono stata accusata di mentire riguardo alle sterilizzazioni. E infatti, lo ammetto, li ho catturati e portati dal veterinario solo per far spuntare loro un orecchio. Così, perché mi annoiavo e non sapevo cosa fare delle mie giornate. Un passatempo come un altro.
Ovviamente sul territorio ci sono molti altri gatti, che però non sono randagi. Sono animali di proprietà, non sterilizzati, che girano liberi e si riproducono.
Per quelli non posso far nulla, non spetta a me, e purtroppo non esiste una legge che obblighi alla sterilizzazione degli animali di privati.
Quindi di un numero X di gatti presenti sul territorio io sono “responsabile” solo di 14.
E lo sono su base volontaria, per mia esclusiva scelta, perché non me lo ha prescritto il medico e non ho nessun obbligo di alcun genere, tantomeno qualcuno può impormi qualunque cosa.
Se mi stancassi, semplicemente, in qualsiasi momento potrei mollare tutto e andarmene.
Se ci sto dietro è unicamente perché amo quei gatti e li seguo da 16 anni.
In tanti sono stati adottati.
Alcuni tra i molti: Celeste di Cinzia Francia, Loki e Thor di Roberta Scotti, Barralliccu di Andrea Solari , le quattro sorelle Materassi andate in adozione tramite il gattile di Viareggio, Bianchina adottata da Josephine Scano, i fratelli Pasteri, Bandulleri e Afroddiera adottati da me. E altri ancora.
Ma torniamo ai fatti recenti.
Dopo numerose e burrascose rimostranze, sfociate in una potatura selvaggia di pini e oleandri così che le loro fronde e la loro ombra non potessero offrire più riparo ai gatti che transitavano sul muretto di pietre a secco, dopo un primo intervento della guardia zoofila Giovanni Contini per addivenire a una soluzione diplomatica, la decisione di spostare la cassapanca in un punto distante dal muretto e pertinenze adiacenti rivendicati come proprietà privata.
Niente più che un angolino sul ciglio della strada, dall’altro lato dell’asfalto.
Chiunque conosca un minimo l’etologia felina ben sa che non si può spostare lontano un punto cibo. Si deve mantenere il cosiddetto contatto visivo, i gatti devono poter ritrovare le coordinate abituali a poco a poco, con piccoli spostamenti di una decina di metri, reiterati a intervalli regolari di tempo fino a raggiungere la meta stabilita.
Non volevo mostrarmi aggressiva, per una volta nella vita ho ceduto ai miei principi per il bene dei mici.
Per evitare la guerra aperta.
Perché al contrario di altre persone so bene che nessuno può spostare una colonia felina.
Il diritto a risiedere sul territorio è sancito per legge, soltanto la ASL veterinaria può chiedere o decidere il trasferimento dei gatti, dietro apposita richiesta e con motivazioni precise che nulla hanno a che fare con le paturnie di chi non ama i felini.
Ebbene, a prescindere da questa premessa il tempo di spostare la postazione al di fuori del centro abitato non l’ho avuto.
Venerdì un uomo, non identificato, dopo aver recintato con rete e paletti e chiuso con un cancello l’area retrostante il punto cibo, reclamandola come proprietà privata, ha intimato lo sfratto immediato della cassapanca, persino della ciotola dell’acqua, ad Antonio Punzurudu che su mio mandato compiva il solito giro pappe lungo la marina.
Gli ha persino impedito di cibare i gatti sul posto.
Davanti a questa azione, a questo punto, la quasi totalità del villaggio è insorta.
Gli intolleranti si sono affollati intorno all’automobile, gridando che i gatti dovevano andar via, dovevano sparire.
Che l’intero villaggio è proprietà privata e non c’è alcun punto dove i gatti possano essere dislocati.
Nemmeno nella campagna circostante, perché anche i campi e gli appezzamenti di terreno disabitati e senza costruzioni sono proprietà privata.
Il solito “portateli a casa vostra”, insomma.
I gatti sono rimasti digiuni.
Alcuni, i più scafati, so che si sono accampati all’interno di un giardino in una casa presa in affitto da turisti cat friendly che stanno provvedendo a sfamarli.
All’interno di una intera borgata un solo, unico, baluardo inespugnabile perché di proprietà di persone che amano i gatti.
Gli altri?
Non lo so.
So che Renè, il Bel Renè il rosso dell’età di 11/12 anni, sofferente di Irc, dovrebbe essere catturato avendo trovato uno stallo in cui trascorrere l’ultimo periodo delle sua vita, così da poter avere in regalo l’eutanasia al momento opportuno.
E ora è difficile se non impossibile cercarlo e trovarlo.
Perché “quelli” sono sempre in agguato, a spiare da dietro i muretti dei giardini, per poter tornare all’attacco.
Senza la cassapanca cat restaurant i mici ritardari non potranno trovare le crocchette custodite al sicuro da mangiare quando avranno fame.
Tutto quello che si può fare, sempre con la minaccia di chiamare le forze dell’ordine se qualcuno cercasse di impedire l’azione di dare del cibo, è mettere un piatto di cibo umido e poi ritirare tutto.
Chi c’è c’è.
Gli altri si arrangino.
Il giro pappe è basato e organizzato con il sistema delle cassapanche per poter erogare il cibo a giorni alterni. Quindi un ritardatario resterebbe a digiuno non per 24 ore ma per 48.
Mi sono giunte voci, oggi, che gli intolleranti hanno organizzato vere e proprie ronde per stanare i gatti, spaventarli e in tal modo scacciarli, “convincendoli” a lasciare il posto dove sono nati e cresciuti e dove finalmente avevano trovato qualcuno che aveva preso a cuore la loro sorte.
Solo voci, finché non c’è la flagranza.
Ma con le voci non posso far nulla dal punto di vista legale.
E ho paura che le persone possano spingersi “oltre”, a gesti più estremi.
Questo perché tutte le postazioni cibo – anche se nelle altre non si sono più verificati episodi di vandalismo o intolleranza ( soprattutto perché ho trovato famiglie gentili, che ringrazio, come quelle di Antonio Falchi, Alice Schirru e Mariangela Urgu che mi hanno consentito di posizionare le casse all’interno dei loro giardini ) – vivono nell’illegalità del mancato riconoscimento come colonie feline da parte di tre amministrazioni comunali consecutive.
Io ci ho provato.
Più volte negli anni.
La risposta è stata dal no al nì, dal forse al vedremo, tra promesse vaghe e attestazioni personali di stima e simpatia.
Ma a me non serve la stima.
Mi serve una firma su un documento che possa mettere a tacere quelli che vorrebbero i gatti e me fuori dai piedi per sempre.
Io sono stanca, anzi sono proprio esausta.
Dopo più di un decennio di schermaglie e battaglie si sta arrivando alla guerra vera e propria.
Sono stanca e le mie condizioni di salute peggiorano col continuo stress che mi sta logorando.
Alla fine riusciranno a cacciarmi?
Vorrei poter rispondere di no con sicurezza.
Ho bisogno di appoggio.
Di solidarietà.
E di interventi concreti di aiuto che possano smuovere le coscienze e le autorità.
Aiutatemi a salvare la colonia felina di su crastu biancu, il Bel Renè malato terminale, gli altri 13 mici e i cuccioli della micia siamese ultimo approdo in colonia.
Le mancate sterilizzazioni degli animali di proprietà, la mancanza di riscontro da parte delle amministrazioni comunali hanno condotto a questo punto.
Al punto che viene ostacolata e crocefissa l’unica persona che ha cercato una soluzione a un problema – il randagismo – non personale ma comunitario.
Calci in cul0 invece di un grazie.
Davvero va così il mondo?
Aiutatemi a dimostrare il contrario o stavolta mollo sul serio.
Ben accetti contatti con i media regionali e nazionali.
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