Serramanna – “Io mi sono vaccinato, abbiamo a disposizione un’arma che ci può dare l’opportunità di iniziare a vedere la luce in fondo al tunnel”: a Casteddu Online il racconto di Andrea Tuveri, l’infermiere serramannese guarito dal covid, uno tra i primi a testimoniare come ha contratto il virus, il lungo calvario affrontato e la guarigione. Una storia che a maggio commosse tutti quanti, https://castedduonline.it/andrea-linfermiere-guarito-torna–serramanna-tra-gli-applausi-come-un-eroe-cosi-ho-sconfitto-il-virus-video/ una cittadina in festa lo accolse al suo rientro dall’ospedale.
Ieri, come oggi, non si tira indietro “metto a disposizione tutto quello che può essere costruttivo, produttivo per la comunità, con quella che è stata la mia esperienza. Ma ora è un’esperienza di tutti, perché il fatto di essere blindati è un limite per tutta la società e, quindi, avendo a disposizione un’arma che ci può dare l’opportunità di iniziare a vedere questa luce in fondo al tunnel, credo che valga la pena metterla in atto. In estate c’è stata una lassità da parte delle istituzioni ma anche di tutta la comunità e la seconda ondata è ripartita alla grande, anche in maniera più devastante. Tanti colleghi sono ancora positivi e in questa seconda andata si sono positivizzate anche le persone che, nella prima ondata, si pensava fossero ultra protette. Quando mi sono ammalato eravamo tutti blindati, quindi si effettuava il tragitto casa-lavoro e basta. Adesso i negozi sono aperti, c’è scambio, sicuramente poca attenzione da tutte le parti. Da cittadino, secondo me, bisogna sensibilizzare la popolazione affinché ci sia un numero bello tosto di vaccinati, perché la guerra si può vincere solo così, perché se la percentuale è bassa serve e non serve.
Ho voluto fare il vaccino anche perché, pare, che chi ha contratto il virus nella prima ondata non è detto che abbia la copertura su determinate varianti, cosa che invece ti dà questo vaccino. A lavoro ha aderito il 95% e nessuno ha avuto effetti indesiderati se non un po’ di dolore al braccio, lo stesso dolore che ho avuto anche per il vaccino antinfluenzale.
Da operatore sanitario, infermiere, posso dire che è arrivato il momento che si riparta per poter garantire un’assistenza significativa al malato, perché non si può lavorare con la paura e non dare quello che si merita una persona malata in un momento di estrema vulnerabilità. Il malato deve essere nuovamente al centro dell’attenzione, invece adesso siamo in una fase dove rimane in periferia perché le priorità sono la sicurezza e tutela. Quindi se riusciamo a contrastare la diffusione del virus alla fine riprende l’economia ma riprende anche la salute di tutti perché non esiste solo il covid ma ci sono tante altre patologie da prendere in considerazione”.
Andrea Tuveri inoltre aggiunge: “Io ho ripreso a lavorare a giugno, ho chiesto di riprendere subito perché tutti gli esami erano a posto e fortunatamente, a differenza di altri, sono guarito senza nessun postumo. Ho avuto solo dolori forti ai polsi perché sono stato martoriato con gli emogas”. Erano i primi giorni di aprile quando, una volta a casa dopo il turno di lavoro, Andrea si accorge di avere la febbre. Aveva già capito che, forse, era arrivato il “suo turno”. Immediatamente si è attivato per tutti gli accertamenti: il giorno dopo si è sottoposto al tampone e dopo poche ore l’esito che ha confermato la positività al covid-19. Le settimane successive le ha trascorse in ospedale, ha lottato contro il covid-19 e alla fine ha vinto.
Ora il vaccino e la speranza che la fine di questo incubo sia per tutti vicina”.










