A settembre ci sarà il colpo di mano del Governo che introdurrà, in
attuazione di un decreto del 2012, dei cambiamenti sulle transazioni tramite
POS. Infatti si abbasserà i limiti dei pagamenti a 5 euro, ora sono 30 e
soprattutto si definiranno le sanzioni previste in 30 euro per ogni
violazione. Indubbiamente un colpo di genio!
Naturalmente il governo sceglie la via più facile, punire e non cercare di
capire la complessità del sistema dei pagamenti elettronici. Due dati a
livello nazionale dicono che in Italia ci sono quasi due milioni di POS,
altrettanti in Francia e 720 mila in Germania. I valori medi transati sul
singolo Pos in Italia non superano i mille euro (990 euro) 4.463 in Francia
e 4.085 in Germania. Questa differenza vorrà dire qualcosa?
Antonio Cambedda presidente di Federazione Moda Italia Confcommercio Nuoro
evidenzia come “Tra installazione, costi sul transato e commissioni sul
servizio i costi oggi hanno valori sproporzionati, e spesso incomprensibili,
per poter incentivare l’uso dello strumento da parte dei piccoli
commercianti. Ecco un esempio: Costo di installazione dai 50 ai 100 euro,
poi un costo mensile che può variare dai 25 ai 50 euro a questo si
aggiungono delle commissioni minime sulla massa transata, ovvero si paga
comunque anche se non si usa e quando si usa le percentuali sono alquanto
salate; dal 0,60% al 0,80% se si usa il bancomat e va peggio se si usa la
carta di credito dove le percentuali viaggiano dal 1,4% al 3% a seconda del
tipo di circuito. A tutto questo si aggiunga il traffico telefonico.”
Chi sostiene questi costi? Naturalmente le piccole imprese ed in qualche
misura vengono trasferiti sul consumatore.
Il Governo applica la soluzione più assurda abbassare il limite di utilizzo
e punendo i trasgressori e se ne vede bene dall’applicare il regolamento
Europeo che ha indicato già dal 2013 delle percentuali massime del 0,2% sui
bancomat e 0,3% per le carte di credito.
Questo ulteriore provvedimento, se verrà messo in pratica, creerà ulteriori
balzelli alle piccolissime attività commerciali ad esempio quelle su area
pubblica, tabaccherie, piccole attività alimentari, di vendita fiori,
oggettistica, bigiotteria, cartolerie e prodotti per la scuola e alcune
tipologie di attività di pubblico esercizio e somministrazione ed
innumerevoli attività artigianali. E’ evidente come in questi casi, in cui
si parla di piccoli o piccolissimi importi, l’assenza di un “costo a
forfait”(nessun istituto bancario lo prevede) rende questo mezzo di
pagamento di non facile gestione.
“Se si pensa di sconfiggere l’evasione fiscale con questo provvedimento si
farà di certo un buco nell’acqua. L’amministrazione statale ha già tutti gli
strumenti da mettere in campo ad iniziare dagli studi di settore che a breve
diventeranno indici di affidabilità fiscale, incroci di banche dati e
quant’altro non certo vessando ancora una volta le piccole attività.”
Conclude Gian Luca Deriu direttore della Confcommercio Nuoro.