Quattro candidati dei quali conoscono sicuramente nome e cognome ma che non rientrano nei loro pensieri, in questi ultimi giorni di campagna elettorale così come domenica prossima, giorno del voto delle Regionali. A Cagliari c’è l’esercito del non voto ed è in crescita, almeno stando anche a quanto confessa, a microfoni spenti, più di un candidato in questa o quella lista. Strappare la promessa del voto sta diventando sempre più complicato. E non è tanto un discorso di destra, centro o sinistra. Alla fine i problemi principali vissuti dai cittadini sono quelli dei quali i giornali, inclusi il nostro, parlano quasi ogni giorno. Dal diritto alle cure a quello alla mobilità, dall’arrivare a fine mese a sapere che, dopo 42 anni di contributi, in tasca finiranno appena 700 euro al mese. Maurizio Loi ha 66 anni e vende carne a San Benedetto: “Stavolta non andrò a votare, mi hanno deluso tutti e non credo che possa cambiare qualcosa. Basta guardare le condizioni dei settori sardi della sanità o dei trasporti per capire come siamo messi, molto male”. Più di un candidato alla carica di consigliere gli ha lasciato qualche santino, ma Loi non ha promesso assolutamente il voto: “Per me sono ormai tutti uguali, pensano solo a essere eletti per sistemarsi e stare bene loro, non far stare bene il popolo. La Todde, per esempio, era al Governo con Conte e, su vari problemi che riguardano la Sardegna non ha fatto niente”. Altri macellai e pescivendoli confessano che resteranno lontani dalle urne, ma c’è chi sceglie di non apparire per evitare di guastarsi, magari in futuro, il rapporto con questo o quel politico.
“Non voto da vent’anni ed è un mio diritto astenermi”, afferma Ignazio Zucca, pizzaiolo nella centralissima via Paoli a Cagliari. “Non credo più da tempo in nessuno, tutti sono bravi sono a parole. Si è raggiunto un livello nel quale si pensa solo a se stessi e non al bene comune. Gli slogan che stanno lanciando per la Sardegna non mi dicono nulla, è tutto fumo negli occhi. La mia è mancanza di fiducia, come quando non riponi alcuna speranza in nessuno. Qualcuno è venuto a chiedermi il voto nella mia pizzeria, ho risposto in modo diretto che non ero interessato. La politica, per me, è diventata così lontana che faccio un esempio che può essere un valido paragone: è come se tu, cliente, volessi otto pizze, ma io pretendo di fartene pagare dieci. In modo sbagliato sto cercando unicamente il mio benessere”