C’è anche il partito degli scettici sull’ipotesi della reggia nuragica a Monte Urpinu. L’archeologo Giovanni Ugas, uno dei massimi esperti della civiltà nuragica in Sardegna, ha dichiarato che la cortina muraria di 22 metri che si trova nell’area accanto a viale Europa è una struttura del periodo nuragico (come dimostrerebbero le basi delle due torri collegate, la tecnica costruttiva, quella della lavorazione delle rocce e i frammenti di ceramica trovati nell’area). Sarebbero dunque i resti di un maestoso castello nuragico, più grande di quello di Barumini, in grado di riscrivere la storia della città e della Sardegna. Ma c’è chi esprime scetticismo.
“Direi che con un minimo di buon senso, visto il dirupo e la geomorfologia del sito, risulta difficile immaginare il posizionamento della classica pianta quadrilobata”, afferma Antonello Gregorini, della rete Nurnet, “soprattutto per le tue torri di vertice del bastione poste a est e ovest (la foto con la pianta sovrapposta è orientata a nord dal basso verso l’alto), che dovrebbero cadere sotto un dislivello di almeno cinque o più metri. Difficile pensare a un nuraghe complesso con muri di sostegno di questa elevazione. Continuo però a sperare in uno studio che dimostri l’esistenza del castello nuragico”.
“Sotto l’attuale postazione di tiro della seconda guerra mondiale, si trova il fortino sabaudo settecentesco. Il nuraghe qualora ci fosse si ritroverebbe al di sotto del pavimento del vecchio fortino. Come si fa a dire, senza un carotaggio, un’indagine georadar o uno scavo, che sotto c’è un nuraghe; addirittura una raggia più importante di Barumini?”, dichiara Giampaolo Marchi, ex docente della facoltà di Ingegneria ed ex assessore comunale all’Urbanistica. “È possibile che in superficie, sullo strapiombo, ci siano dei conci riconducibili ad epoca più remota del fortino ma questo deriva dal fatto che in passato non si buttava nulla e si riutilizzava tutto il possibile. Una intuizione, è e resta tale. Una scoperta è altro e richiede indagini, lavoro e prove”.
Tra gli scettici anche lo studioso Massimo Rassu che sui social ha battibeccato con Nicola Dessì, l’archeologo autore della scoperta. Sarà la Soprintendenza a dirimere la questione. Presto il sopralluogo sulla cima di Monte Urpinu.










