di Paola Re, animalista
Abbiamo appreso dai mezzi di informazione che a Cagliari si svolgerà il Palio delle Amazzoni di Sant’Efisio «(…) unico esempio a livello nazionale ed europeo, nella forma di una corsa equestre riservata alla partecipazione di sole donne. (…) confermata l’eccezionale compresenza dei cavalieri delle tre principali corse equestri tradizionali della Sardegna, Sa Sartiglia di Oristano, S’Ardia di Sedilo e Sa Carrela ‘e Nanti di Santu Lussurgiu, (…)».
Dunque, le donne vogliono la parità? Diamogliela anche per il palio! Questa è la presunta apertura mentale di Cagliari. Anziché farsi paladine di un cambiamento epocale, è avvilente che siano proprio le donne a voler correre queste gare il cui filo conduttore è il dominio sull’animale, lo stesso dominio che l’uomo ha sulla donna contro il quale la donna lotta da secoli.
Oltre alla corsa delle amazzoni su cavalli categoria purosangue e categoria Anglo-Arabo-Sardo, il programma prevede corsa di cavalli a pariglie, corsa alla stella, sfilata a cavallo, sfilata e corsa di cavalli pony: così il baraccone per gli adulti è completo ma Sant’Efisio ha pensato anche all’infanzia proponendo una corsa con cavallini di canna per bambini
Chi si vuole far trainare può godere della passeggiata in carrozza come se ci fosse bisogno di schiavi a 4 zampe per godersi il panorama di Cagliari.
Il 4 Ottobre 2016 il Sindaco di Cagliari Massimo Zedda, nel discutere l’eventuale costruzione di un acquario, si oppose ufficialmente, in Consiglio Comunale, https://www.streamera.tv/movie/130857/web-2016-10-04-20-50-50/ (min. 1:13:10 – 1:32:50) esprimendo parole di ferma contrarietà a ogni sorta di prigione animale. Si stenta a credere che tali parole arrivino da un’istituzione, considerato che le istituzioni non brillano di empatia nei confronti degli animali. Tenere gli animali in acquario è legale e ci vuole coraggio ad affermare la propria contrarietà a qualcosa di legale: è il coraggio di riconoscere che non tutto ciò che è legale è moralmente accettabile.
Dunque, Sindaco Zedda, le corse di cavalli, con la scia di feriti e morti che recano con sé, sono moralmente accettabili? Esse sono realmente qualche cosa di cui la Sardegna possa andare fiera?
«Le manifestazioni culturali con l’uso di animali educano adulti e bambini ad accettare la violenza, piccola o grande che sia, a non riconoscere lo stato d’animo dell’animale, i suoi segnali di sofferenza, a reagire con la gioia e il divertimento al suo disagio; a mettere in atto, rispetto ad esso, un processo di negazione che induce a negare l’esistenza di ciò che invece esiste. In altri termini si vede la sofferenza dell’animale ma la si nega (…) troppo spesso non solo non vengono riconosciuti i diritti di cui gli animali sono in sé stessi portatori, ma vengono del tutto sottostimate le conseguenze che le crudeltà perpetrate a loro danno comportano nella costruzione di atteggiamenti altrettanto violenti nei confronti degli umani. (…) Usare gli animali nelle sagre, come nei circhi e metterli negli zoo, è espressione di una cultura che celebra la supremazia dell’uomo, attraverso l’esibizione del dominio sulle bestie, e in questo modo suffraga un ideale di sopraffazione, violenza, prevaricazione.» Annamaria Manzoni, Le ragioni e le emozioni del rispetto per gli animali: anche nelle sagre,convegno a Torino, 13 Ottobre 2007











