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Natale al buio. Niente luci nelle vie centrali di Quartu. Scoppia la polemica ma il sindaco si difende. E affida le proprie ragioni a un lungo post su facebook con titolo in campidanese:
“Ohi ohi le luminarie a depidu”, scrive il primo cittadino quartese, “le luminarie natalizie adesso le acquisto, faccio un mutuo, ci indebitiamo ancora di più e cosi faccio un cosiddetto “figurone”. Poi qualcuno pagherà prima o dopo.
Quando un Comune non si può permettere di fare festa, di addobbare tutta la città e non solo le sole vie commerciali del nucleo del centro storico e quando ci sono da rispettare le norme e le leggi, ebbene la città rischia di apparire meno “festosa “e meno attraente rispetto alla Capitale della Sardegna. Meno male però che è Natale anche a Quartu e che il suo significato sia uguale per tutte le città sarde o della penisola.
La regione sarda già da mesi aveva dato la possibilità ai consorzi di strada o ai consorzi delle vie commerciali di tutta la Sardegna di poter accedere ai finanziamenti regionali. Per qualsiasi iniziativa commerciale e di attrazione turistica che anche per l’acquisto delle luminarie natalizie. Il bando era riservato esclusivamente alle attività commerciali e produttive e non ai Comuni. Chi non ha fatto domanda alla Regione vuol dire che ha preferito investire soldi propri per attirare i clienti e pure i turisti. Voglio essere chiaro e schietto, rischiando ancora una volta di essere impopolare. Le risorse che ha messo a disposizione la Regione Sarda sono anche le nostre risorse che ci vengono prelevate dall’addizionale irpef regionale. E quindi sono soldi nostri che potevano essere destinati alle attività commerciali se si fossero organizzate per tempo. Questo non è accaduto e avranno avuto le loro buone ragioni.
Adesso molti pretendono che il Comune si sostituisca alla Regione e qualche commerciante addirittura lo pretende come se fosse un diritto acquisito. Una volta forse, ma cosi non è con le nuove leggi ed i nuovi regolamenti. Ma poniamo che avessi avuto la possibilità di avere in cassa e spendibili 20 o 50.000 euro da destinare alle luminarie natalizie. Ebbene non le avrei spese in questo modo. Avrei semmai girato i soldi alle tante famiglie indigenti presenti in città, avrei finanziato le conferenze vincenziane, le caritas cittadine, le associazione di volontariato sociale e le parrocchie che conoscono bene i bisognosi . Soprattutto quelle famiglie che magari neanche si fanno vedere in assessorato ai servizi sociali per vergogna e dignità.
Avrei cercato insomma di far passare un sereno Natale anche a costoro, col cibo che molti mangiano abitualmente in ristorante perché se lo possono permettere. A tavola, con la famiglia riunita e festosa almeno per il Santo Natale, perché è questo il significato reale della nascita di Gesù Bambino. Questo il significato evangelico della tavola imbandita e della condivisione del cibo con tutti. Le città illuminate a festa, illuminate come se fossero delle piccole Las Vegas sono fatte e realizzate per chi si può permettere tutto. Anche il superfluo.
Le tante Città dove appare tutto bello esteriormente e tutto sfavillante ma che poi nascondono nei palazzi abbandonati o negli scantinati tutta un’altra realtà. Viviamo in una società in cui i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre di più poveri. Uno squilibrio sociale che io non voglio alimentare, ne esserne complice per un facile consenso elettorale che non mi serve. Ne ora e neanche nei prossimi anni a venire. Del resto, se avessi voluto il consenso facile, avrei fatto la scelta, anni fa, di stare zitto e buono obbedendo agli ordini di scuderia e lasciando che continuassero a governare loro e limitandomi a tagliare nastri e a fare inaugurazioni. Ho preferito essere libero per cercare di governare i bisogni dei miei concittadini con trasparenza e legalità. Chi mi da la forza ? Proprio la fede in quel bambinello che rinascerà a breve e che guida le mie faticose 12 ore giornaliere e quelle dei miei assessori, tra mille problemi e mille emergenze. Buon Avvento a tutti”.
en.ne.