“Napoli-Cagliari un volo da incubo, trattati come merce da consegnare”

La denuncia di una passeggera del volo Napoli-Cagliari, Meridiana, in regime di continuità territoriale, raccontata come un’odissea vissuta in una giornata calda, torrida, tra ritardi, aria condizionata spenta, su un velivolo Astra Airlines


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Una sorta di odissea, vissuta da una passeggera, Ilaria, che racconta quanto è accaduto a bordo di un velivolo. La sua lettera, firmata, è accompagnata anche dal ticket di viaggio conservato con cura. Centoventiquattro euro, una cifra che la donna “ha riassunto in una lettera”, dura, di protesta, di rabbia: “La paura per me stavolta ha un prezzo, 124 euro per un viaggio andata e ritorno dall’Isola in tariffa di continuità territoriale. Un incubo – scrive Ilaria –  iniziato ieri con contorni pastello, per l’impossibilità di effettuare il check in online per il volo Napoli-Cagliari, con la compagnia Meridiana, che già faceva presagire poco di buono. E poi la corsa al desk per il check in all’aeroporto, stamattina, nonostante il volo fosse alle 15.40, con il rischio che non ci imbarcassero tutti e ci lasciassero a terra nonostante il call center interpellato il giorno prima garantisse che non fosse vero che si trattasse di overbooking. E poi parte il valzer  dei ritardi, nemmeno annunciati all’altoparlante, solo subiti”. 

I RITARDI. Caldo, tensione, malcontento: “Nessuna informazione sul volo – scrive stizzita la ragazza – è silenzio, tanto siamo merci in consegna. Sono le 17 anziché le 15.40 quando il pulmino ci accompagna al velivolo. Neanche tanta attesa, suvvia. E poi la scoperta: il volo è Meridiana ma viene effettuato da Astra Airlines. Un piccolo aereo blu, datato, fatiscente, anche dall’esterno. Appena messo piede dentro l’abitacolo, la scoperta: l’aria condizionata è spenta. Ci accolgono delle sorridenti hostess che non tradiscono la sofferenza a causa del caldo, nella loro stretta divisa blu scuro. Ci accomodiamo, parte la sommossa, i fischi sono la colonna sonora. Nel velivolo non si respira, è pomeriggio, il sole ancora alto. Il volo è pieno, tutti i passeggeri seduti e partono i cori di disapprovazione alla mancanza di ricircolo d’aria. C’è chi pensa di scendere”.

TRATTATI COME MERCE DA CONSEGNARE. Sono attimi che in una giornata calda, torrida, fanno inasprire i passeggeri: “Non c’è possibilità di riporre tutti i bagagli nelle cappelliere – prosegue il racconto di Ilaria – le hostess si affannano a portarne giù alcuni per stivarli. E noi seduti, che chiediamo aria, non si respira. Cominciano i malori: è una ragazza che non respira, forse anche in preda al panico, piange disperata. Si ritarda ancora la partenza per consentirle di respirare all’esterno con il portellone aperto. Ci si alza in piedi, non è ammissibile partire in quelle condizioni. Volano improperi, minacce, fischi. Le hostess portano dell’acqua, chiudono il portellone e ci rassicurano sul fatto che l’aria fuoriuscirà non appena si accenderanno i motori. I motori si accendono e si parte. Ma ancora niente aria, siamo in quota e non si respira. Alcuni si alzano in piedi incuranti dell’obbligo di cintura. Si chiede a gran voce se c’è un medico tra i passeggeri. Ecco avanzare un signore campano, si porta tra le prime file dove una ragazza ha perso i sensi. Le hostess sono visibilmente provate, non tradiscono la preoccupazione, parlottano tra loro e sale l’ansia. La ragazza svenuta viene adagiata con le gambe in alto e si prepara la bombola di ossigeno, che verrà usata poco dopo. A bordo c’è il panico, sono momenti di tensione anche con il personale di bordo, che peraltro non parla italiano e non riesce a gestire la delicata situazione. L’aria comincia a defluire dalle bocchette ben oltre il tempo annunciato e ben oltre il tempo del decollo. A poco servono le scuse di Francesca, hostess rappresentante di Meridiana a bordo e l’unica madrelingua. Persone: bisognerebbe ricordare ai vertici che la tratta viene operata con persone e non merci. Trattati alla stregua di merci da consegnare. Meridiana, vergogna. Ilaria, merce consegnata”.


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