Hanno gridato tutta la loro rabbia e abbracciato simbolicamente il loro ospedale centinaia di persone, forse mille, questa mattina a Muravera. “Salviamo il San Marcellino”, “Giù le mani dal nostro ospedale”, “Faremo di tutto per difenderlo” sono solo alcuni degli slogan della manifestazione che si è tenuta oggi nel centro del Sarrabus. Sono scesi in piazza in tanti, la pioggia non li ha fermati, anche a Iglesias, Isili, e Thiesi. Tutti a difendere i piccoli ospedali, indispensabili in un territorio come quello sardo, dove i collegamenti e la viabilità sono inadeguati. C’erano tutti: dagli amministratori, ai sindacati, alle associazioni ai privati cittadini, agli studenti per dire no ai tagli della riforma sanitaria e al riordino ospedaliero.
“Abbiamo visto negli anni smantellare il nostro ospedale, dei quattro reparti pilastro: medicina, ginecologia, ortopedia, è rimasta solo chirurgia e in modalità “weekday”, con un solo anestesista”- commenta amaramente Luigi Cadeddu, Dirigente Medico del 118-. I codici rossi e arancioni che riceveva il San Marcellino ora vanno a Cagliari, di fatto sono stati voluti dimezzare i numeri. Purtroppo la viabilità e chilometraggi invece non li puoi cambiare”. E Cadeddu lo sa bene, con i soccorsi che quotidianamente svolte in tutta la provincia. Il problema poi aumenta vertiginosamente nella stagione estiva: “Muravera passa da 1400 abitanti alle 80 mila presenze fra il centro e la costa. Ma il personale medico è dimezzato. In Sardegna – conclude -non può essere applicata la stessa procedura che in Emilia Romagna o in Piemonte, dovremmo guardate al Trentino Alto Adige che punta ai piccoli ospedali.”
Sulla protesta di questa mattina è intervenuto anche l’Assessore regionale alla sanità Luigi Arru che cerca di tranquillizzare gli animi: “Non vogliamo chiudere i piccoli ospedali, al contrario abbiamo confermato con l’approvazione della rete ospedaliera che i presidi sul territorio rimangono. In questa fase si stanno ridefinendo le funzionalità, garantendo prima di tutto l’emergenza-urgenza per le patologie tempo dipendenti all’interno di una rete e sono state mantenute Medicina e Chirurgia, con la possibilità di intervenire sulle urgenze a seconda della complessità”.
(foto di Massimiliano Nibbio)











