La guerra (persa) di Piero Comandini: il Pd si spacca e perde il suo storico fondatore, Renato Soru, che lascia il partito e lancia un nuovo soggetto politico. Non c’è bisogno di scomodare De Andrè per capire che un centrosinistrra diviso rischia di regalare altri 5 anni a Solinas o Truzzu. Romina Mura, che col Pd era addirittura presidente della commissione Lavoro alla Camera sino a qualche mese fa, lo attacca frontalmente: “Possibile che non siano state considerate donne valide del Pd che operano in Sardegna e sia stata scelta Alessandra Todde del M5S?”. Comandini ha sempre negato l’esistenza di un patto romano Schlein-Conte per imporre una candidata grillina in Sardegna, relegando il Pd a ruolo di sparring partner. E invece la parola “imposizioni da Roma” è riecheggiata fortemente nell’esordio boom di Soru, che ha portato quasi mille persone a Palazzo Doglio. C’era una volta l’Unità, e questa volta non parliamo del giornale.
Lo stesso Comandini sino a qualche giorno fa negava che ci fossero “rivolte contro il Pd”. Al netto del fatto che dietro le quinte e nelle chat molti esponenti del Pd dichiarano che la Todde non la voteranno mai, forse Comandini aveva ragione: nessuna rivolta, parte del Pd si è sgretolata da sola e diversi alleati hanno salutato. Perchè se va via dal partito Soru, che fu tra i 40 fondatori in Italia, e che ha un consenso non da poco ed è stato anche segretario in Sardegna, è chiaro che il dissenso è fortissimo, assordante. Comandini è il segretario divisivo, l’unità è un miraggio: “Fermati Piero, fermati ora”, hanno provato a dirgli i Progressisti quasi citando il brano “La guerra di Piero” di De Andrè. E invece non sono stati concessi al partito di Zedda neanche i cinque giorni di tempo richiesti per riflettere: in frettissima è stata incoronata la Todde, sancendo la grande spaccatura. La Todde, determinata e capace, è apparsa però con pochi sorrisi: ha capito che la gara sarà in salita.
Quel che dovrebbe fare riflettere è che nel pubblico di Soru sabato c’erano tantissime donne e soprattutto moltissimi esponenti del Pd sardo, ormai visibilmente in frantumi. Paolo Maninchedda nel suo post di oggi scrive “La base del Pd sta con Soru più di quanto pensino i dirigenti del Pd”, e parliamo anche di diversi ex assessori regionali e comunali. Lo spettacolo che si offre agli elettori sardi è una totale confusione nella quale non ci sono certezze, per non parlare di programmi per i cittadini: i Progressisti appaiono a dir poco spaesati, si guardano intorno, cercano il miglior offerente e non lo trovano. Però sono stati tra i promotori del debutto di Soru.
Massimo Zedda nella video intervista su Casteddu Online appare preoccupato, stizzito coi giornalisti quando gli viene fatto il nome di Comandini come possibile candidato sindaco a Cagliari. “E mentre gli usi questa premura quello si volta, ti vede e ha paura. Ed imbracciata l’artiglieria. Non ti ricambia la cortesia”, direbbe ancora De Andrè. Lo strappo con i Progressisti è clamoroso. Soru persino arriva a irridere la candidata dem-grillina: “Telefonata? Non la sento da mesi, ma non torno indietro neanche con un telegramma”. Quel che Comandini ha realmente sottovalutato è l’enorme carisma mai svanito di Renato Soru, uomo dalle grandi idee in passato penalizzato da un carattere burrascoso.
E adesso cosa succederà? Il centrodestra gongola, sta pensando addirittura di ricandidare Solinas. Perchè se è vero che “le elezioni non si vincono con la calcolatrice”, come dicono i Toddiani (neologismo, ndr), si vincono con i voti e con i candidati forti nelle liste e con l’assoluta unità degli schieramenti. Fdi parte idealmente da almeno il 25 per cento con Giorgia Meloni, al momento senza la forza del diritto di cittadinanza il Campo Largo parte nettamente sfavorito. Letteralmente lacerato dalla guerra, al momento perduta, del segretario del Pd Piero Comandini. Il giocattolo si è rotto, e Soru si prende una buona fetta di centrosinistra, con un colpo di astuzia che comunque vada passerà alla storia della politica sarda. “Sparagli Piero, sparagli ora”, questa volta è solo una vecchia bellissima canzone che nessuno canticchia più.










