Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp
Maria Ladu, 28 enne, nuorese, ha intrapreso lo studio del canto presso il Liceo musicale di Nuoro. E nel mese di settembre del 2011 si è diplomata con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Sassari, sotto la guida dei Maestri Marcello Crisman per la tecnica vocale e Andrea Certa per la prassi del repertorio operistico. Abbiamo chiesto a Maria com’è nata questa sua passione per il canto ed ha così risposto: «La passione per il canto l’ho sempre avuta fin da bambina anche se a casa mia non vi era la passione per la lirica e la musica classica in generale. Mio padre (e quindi tutta la famiglia) ascoltava prevalentemente musica pop rock. La musica quindi è sempre stata mia fedele compagna. Ho iniziato l’approccio verso il canto lirico una volta iscritta al liceo musicale della mia città, Nuoro, sotto la guida della mia prima maestra di canto, Angiola Serra. E’ stata lei a convincermi di iscrivermi alla scuola civica dopo il diploma, prendendo come anno sabbatico per capire cosa fare, dopo di che mi sono iscritta al conservatorio di Sassari, dove mi sono diplomata». La cantante poi descrive tutti i dettagli dell’ esperienza maturata durante la sua attività canora. «Ho iniziato a lavorare come artista del coro, prima a Trapani e poi a Sassari, nelle stagioni liriche, esperienze molto belle, piacevoli e divertenti dove si scopre la magia di fare musica tutti assieme, lavorare tutti assieme alla fine della riuscita di uno spettacolo. In fondo il lavoro di ogni artista è appunto, far sognare gli altri. Non mi reputo una cantante lirica, un artista, i veri cantanti lirici, i veri artisti a mio avviso, sono altri, io mi riservo l’etichetta di grande appassionata».
La cantante descrive poi anche il brutto periodo della sua malattia e come lo ha sinora affrontato. «La musica, il canto in maniera particolare, ha giocato un ruolo fondamentale durante il mio periodo di lotta contro l’amico Fritz (chiamiamolo cosi). Ho avuto il mio primo debutto come solista nella Carmen di Bizet, esattamente dopo il mio primo terzo ciclo di chemioterapia, partendo a Trapani con una valigia in mano piena di stanchezza, dolori muscolari, dolori alle ossa, nausea, ma con una voglia di spaccare il mondo, di godere del palcoscenico più di chiunque altro. E cosi è stato. Un esperienza bellissima, grazie ai miei genitori che hanno permesso che io partissi, dandomi massima fiducia in tutto, e al mio super medico che ha concesso che il mio sogno si avverasse. Ho pregato il mio medico affinché ciò potesse avvenire. Forse avevo paura di perdere il famoso treno, che un’esperienza del genere non potesse più capitare. Non saprei dire cosa esattamente provassi in quel periodo mentre cantavo, certo ero molto emozionata, ma avevo un mix di emozioni dentro date dalla malattia, dalla chemioterapia, dalla forza che dovevo per forza di cose tirar fuori. Una volta rientrata in Sardegna infatti sono stata malissimo, sono ulteriormente dimagrita. E questo era il prezzo da pagare per aver dato il massimo sul palcoscenico. Non riuscivo più a cantare perché fisicamente non riuscivo a sostenere neanche un suono. Una cosa terribile per chi canta. Ma non ho mollato. Ho lasciato che quel periodo passasse, che il corpo si riprendesse, e adesso ho più capelli di prima e anche qualche kg in più. Ma soprattutto riesco a studiare e a cantare. Bisogna cercare di vivere pienamente tutto, dal mio piccolo preferisco godermi tantissime cose, piccole e semplici. La mia malattia mi ha aperto gli occhi in questo senso. Vivere pienamente tutte le emozioni, dalla paura alla speranza, non solo il dolore, ma anche la gioia. E nel dolore trovare la gioia. La musica è sicuramente uno strumento terapeutico, ha influenzato molto la mia vita, il mio affrontare la malattia, il mio stato psicofisico. Penso che debba essere inserita come farmaco da somministrare a tutti i pazienti, alleggerisce e non di poco tutte le sofferenze. Almeno per un po’ non si pensa alla malattia».