I balneari sardi furiosi a Cagliari: “No al rinnovo delle concessioni, come mangeranno 1200 famiglie?”

I titolari di baretti e stabilimenti balneari pronti alla guerra, maxi manifestazione in via Roma. Claudio Maurelli: “Occupiamo solo il 20 per cento delle coste sarde, se ci mettono all’asta verremo spazzati via dalle multinazionali. Migliaia di sardi, così, rischiano di finire in mezzo a una strada”


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Un “no” gigantesco al rinnovo delle concessioni balneari in Sardegna. La mossa del governo Draghi che, da gennaio 2024, farà decadere tutti i chioschi e stabilimenti italiani fa infuriare “le 1200 famiglie sarde che, da decenni, lavorano e danno lavoro”. Non utilizza mezzi termini il presidente regionale di Federbalneari, Claudio Maurelli. Martedì prossimo ci sarà una manifestazione in via Roma a Cagliari, sotto il palazzo del Consiglio regionale. Prevista la partecipazione di centinaia di titolari di baretti e stabilimenti: “La riforma del Governo ci vuole rendere tutti abusivi, favorendo l’arrivo delle multinazionali straniere, visto che le concessioni saranno messe all’asta”, tuona Maurelli: “Su 180 chilometri di coste, come ha osservato già Legambiente, in Sardegna ne occupiamo solo il venti per cento, e il novantotto per cento delle attività sono a conduzione familiare”. Facile, quindi, pensare a un tracollo economico di proporzioni preoccupanti, per i balneari: “Basta con le strumentalizzazioni”, prosegue Maurelli. Chiaro il riferimento a chi benedice la mossa di Draghi e punta il dito contro chi “fa affari da troppo tempo”: “Affari? Noi lavoriamo e garantiamo posti di lavoro, con un indotto economico tra fornitori e dipendenti che è di migliaia di persone”.
“La Regione deve andare a bussare a Roma, e, alla prossima conferenza Stato-Regioni, deve chiedere il cambio delle regole. Sì alle nuove concessioni, ma non fatte attraverso aste. È impensabile che si possa mettere a bando il futuro di migliaia di sardi che, con grandi sacrifici, lavorano da anni. Ci sono già tanti fornitori disperati all’idea di non poter più lavorare. Se non cambierà niente, infatti, verremo spazzati via dalle multinazionali. Molto meglio, per noi, un bando dove si tiene conto del punteggio di ogni singolo partecipante”.


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