Dopo una prima fase di rodaggio si completa un progetto ambizioso che coinvolge diversi ragazzi europei e che si avvarrà anche di una tv webper veicolare i messaggi di informazione e critica artistica.
«Artecracy è un posto dove finalmente si può parlare d’arte e basta – sostiene Marzio La Condanna, vicedirettore della rivista – dove fare il punto su alcuni temi specifici. Si tratta del naturale sbocco di una vita fatta di interesse per l’arte, nato dallo studio post accademico di un gruppo di persone che hanno deciso di mettersi insieme per un interesse comune, per creare qualcosa di nuovo, genuino e originale».
«Artecracy è il prodotto di un gruppo di ragazzi la cui età media è sotto i trentanni – prosegue La Condanna – che hanno deciso di unirsi per fare della propria passione il proprio effettivo lavoro. Il portale può essere visto come una chiave di lettura per interpretare il mondo dell’arte contemporanea, che a volte può far paura per la sua estensione».
Noi immaginiamo l’Arte come una regione, un’isola o uno stato senza confini certi, questi confini cambiano velocemente e silenziosamente. Se non si presta attenzione vi è il rischio di svegliarsi e realizzare che questo stato include una superficie tutta nuova che non era mai stata considerata prima.
Dall’inizio del secolo scorso la definizione di Arte è cambiata velocemente per includere nuove forme di espressione. All’inizio della nostra cultura l’arte era tecnica, poi dopo secoli è diventata bellezza, poi più recentemente pura espressione, esperienza estetica, creatività, sorpresa, shock, affermazione, partecipazione collettiva…
Arte visuale erano scultura, pittura e architettura, poi collage, ready made, installazione, performance, happening, concetto…
Alcuni filosofi del XX° secolo sono arrivati ad affermare che Arte è un concetto che non può essere definito.
In effetti è un’ardua sfida, ma non possiamo arrenderci all’idea di non essere capaci di riuscire a definire cos’è Arte ai giorni nostri.
Dunque Artecracy è il governo di questo immaginario Stato dorato, l’arte che ne stabilisce i confini e le regole che hanno corso per una durata incerta.
Il sottotitolo del logo Lo Stato Dell’Arte si riferisce a quest’idea e, essendo una rivista di attualità, significa anche lo stato dell’arte ai giorni nostri, le sue condizioni.
«Che si voglia interpretare il titolo del giornale come la volontà di elevarsi a “governo dell’Arte” – spiega Stefano Cariello, direttore responsabile – o al “potere all’Arte”, finanche all'”Arte al potere” a noi, sinceramente, poco importa. Risulta essenziale, invece, dare voce ed anima ad una delle più nobili qualità dello spirito umano in questo “mondo che danza sui piedi del caos”».
«Dando voce critica ai giovani europei del XXI secolo, spiriti liberi e mai satolli, il giornale – prosegue Cariello – sarà il megafono della nuova energia vitale artistica del Vecchio Continente e non solo. Il titolo del nostro giornale è volutamente un neologismo inglese che possa veicolare subito il messaggio: l’annuncio della nascita di un nuovo laboratorio di idee intorno all’arte e al suo significato intrinseco».
Il giornale è realizzato anche grazie al contributo dell’Università degli Studi di Cagliari e dell’Ente Regionale per il diritto allo Studio Universitario di Cagliari.













