Cagliari, esplode la polemica mascherine: “Sindaco, ritiri l’ordinanza: quelle autoprodotte non sono regolari”. Le critiche all’ordinanza di Truzzu che obbliga i cagliaritani a fare tutti la spesa con le mascherine (spesso introvabili) partono da tre consigliere comunali dei Progressisti, con in testa Francesca Ghirra: “Posso fare una corsetta attorno al palazzo? Mio figlio può giocare nel giardino condominiale? Se il market più vicino è in un comune diverso dal mio posso and arci? È vero che possono multarmi se esco per comprare una bottiglia di vino?
Queste, e un’altra infinità di domande, assillano moltissime persone da un mesetto a questa parte, da quando cioè sono entrate in vigore le misure contro il coronavirus in tutto il territorio italiano. Sappiamo che tutte le attività, tranne quelle necessarie alla vita quotidiana delle persone, sono chiuse, e che non possiamo uscire se non per urgenza, necessità e lavoro. Ma siamo bombardati ogni giorno da nuove informazioni, dichiarazioni a mezzo stampa, annunci e commenti che però non hanno alcun valore normativo.
Come se non bastasse, ci sono le ordinanze regionali e comunali con nuove indicazioni: alcuni hanno imposto la spesa solo una volta al giorno o poche volte alla settimana, il divieto di uscire di casa per i minori, il divieto di spostarsi in comune diverso per fare la spesa (ma anche il prefetto di Cagliari Bruno Corda ha sottolineato che “se il supermercato più vicino dista cento metri da casa ma è in un comune diverso, ci si può comunque andare piuttosto che spostarsi di mezzo chilometro”).
Giusto ieri è arrivata una nuova ordinanza del sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, che ribadisce il divieto di recarsi in altri comuni se non per urgenze o lavoro, e impone l’uso delle mascherine anche ai clienti degli esercizi commerciali. Appena la nota è stata diffusa, il primo cittadino ha ricevuto una valanga di critiche sul suo profilo facebook: i più chiedevano come trovare le mascherine, che in commercio sono rare. Poco dopo è arrivata una precisazione: vanno bene anche quelle autoprodotte, purché coprano bocca e naso.
Il provvedimento si scontra con almeno tre previsioni: il DPCM 19 del 25 marzo 2020 secondo cui “I Sindaci non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l’emergenza in contrasto con le misure statali, nè eccedendo i limiti di oggetto cui al comma 1”. Non possono cioè introdurre limitazioni più stringenti su temi su cui non hanno competenza, come la libertà di circolazione delle persone.
C’è poi l’indicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità secondo cui l’utilizzo delle mascherine “può risultare un costo inutile e può creare un falso senso di sicurezza che può portare a trascurare altre misure essenziali come l’igiene delle mani. Inoltre l’utilizzo scorretto delle mascherine impedisce di fatto ogni minima efficacia di ridurre il rischio di trasmissione”.
In tanti poi ricordano l’inutilità delle mascherine autoprodotte e non certificate, uno tra tutti il presidente dell’ordine dei farmacisti di Sassari: “I materiali artigianali non sono in grado di bloccare le particelle del virus che sono piccolissime, né in entrata né in uscita, il che le rende inutili”.
Io oggi potrò andare a fare la spesa senza rischiare di prendere una multa grazie alla mascherina che ha realizzato per me Alessia Marrocu – Workshop, ma chi non ha questa o altre possibilità?
Se l’ordinanza comunale è in contrasto con le misure statali sarà certamente impugnabile: un giudice, trovandosi di fronte a una sanzione illegittima, la potrebbe disapplicare e accogliere un mio eventuale ricorso. È però pensabile che un cittadino debba immaginare preventivamente come tutelarsi da un provvedimento scorretto in partenza?
Insomma, l’ordinanza da ieri in vigore a Cagliari limita la libertà delle persone e crea tanti problemi a chi non può reperire le mascherine. Signor sindaco, glielo chiediamo da cittadine, prima che da consigliere comunali: ritiri l’ordinanza, si attenga alle disposizioni statali. La nostra città ha bisogno di provvedimenti chiari, informazioni precise, sicurezza. Questi provvedimenti creano, al contrario, confusione e paura: le ultime cose di cui abbiamo bisogno, in un momento come questo”, scrivono in una nota congiunta le consigliere comunali dei Progressisti Francesca Ghirra, Giulia Andreozzi e Francesca Mulas.










