In trecento hanno sfilato da Sant’Avendrace sino al porto per dire un “no” netto alla guerra. Meglio, per gridarlo: il corteo cagliaritano contro la guerra e le basi militari porta per le strade centinaia di cagliaritani e molti volti noti dell’indipendentismo, dell’ecologia e dell’associazionismo. Gli slogan sono quelli “classici” di chi, da sempre, non vuole la presenza di basi militari nell’Isola. E nel mirino c’è la Nato e tutte quelle zone sarde “in mano” alle stellette, da Capo Frasca sino a Buddusò. Tra i partecipanti c’è chi esprime preoccupazione per le parole del capo di Stato maggiore Giuseppe Cavo Dragone, che avrebbe visto in Cagliari una base strategica da sfruttare. E, ovviamente, la contrarietà degli antimilitaristi è totale: “Basta con i giochi di guerra sulla nostra terra”. E, sulla fabbrica di Domusnovas attualmente utilizzata dalla Rwm, la parola d’ordine è una: “Riconversione”.
Tra i manifestanti c’è anche Giampaolo Usala, 70enne cagliaritano, pensionato dopo una vita trascorsa a vendere frutta e verdura nel rione di San Bartolomeo: “Le basi militari, tutte, vanno abolite perché portano solo distruzione e problemi. Quegli spazi vanno dati ai lavoratori sardi, per esempio i pastori”. Michele Zuddas, segretario provinciale del Partito comunista, è netto: “Le basi sono state messe a disposizione degli Usa, noi non abbiamo nulla da sparite con loro. Non ci sarà mai la pace sinché si continueranno a costruire bombe, soprattutto qui in Sardegna. I lavoratori dell’Rwm sono a rischio? Vanno aiutati ad essere ricollocati per svolgere un lavoro più nobile”.










