Non è tutta colpa del guardrail, ma in gran parte sì. Il casco salva la vita di Alfio Uda, ma l’incidente avvenuto tre anni nel tratto dell’Asse Mediano lo ha reso tetraplegico: frattura della quarta e della quinta vertebra. Il ricovero lunghissimo all’ospedale per via del coma farmacologico, poi il risveglio: amarissimo. “Stavo andando a prendere un caffè con un’amica, guidavo a velocità normale e con la massima disciplina. Un’automobile ha invaso le strisce zebrate, buttandosi in mezzo ad altre due automobili, ma lì c’ero io. Ho inchiodato per evitare l’urto, ma sono caduto sull’asfalto e ho battuto la testa contro il guardrail”, racconta Uta, stringendo tra le mani quel casco, mezzo distrutto, che gli ha salvato la pelle. “Lo vedo oggi dopo tre anni”, confessa, molto provato, l’ex promotore finanziario.
Dalle banche alla fisioterapia, “la faccio ogni giorno per cercare di recuperare il più possibile una mobilità. La gamba sinistra è tornata a muoverso, la destra purtroppo no, non riesco a reggermi in piedi”. Sulla mozione salva motociclisti approvata dal Consiglio regionale, Alfio Uda è sicuro: “È fondamentale, se il guardrail nel quale sono andato a sbattere avesse avuto la protezione avrei rimediato solo qualche graffio, e non il dover stare su una sedia a rotelle, con costi per la società decisamente superiori. Ai giovani e ai motociclisti dico di tenere gli occhi sempre bene aperti, andare piano e rispettare il limite di velocità. Il 90 per cento delle volte sono gli automobilisti che non ci vedono e ci vengono addosso”.








