Davide, rider a Cagliari: “Troppi clienti senza mascherina, rischio il Covid per 400 euro”

Arricchiti durante la pandemia? Macchè, i rider cagliaritani tra contratti “fantasma” e la superficialità di tanti clienti. Davide Cois, 29 anni: “Lavoro solo sabato e domenica, spesso i clienti mi aprono la porta e non hanno la mascherina: se dovessi beccarmi il virus non avrei nessun aiuto”


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La “favola” degli affari in aumento durante la pandemia? Una favola, appunto. I rider cagliaritani alle prese con contratti ancora “fantasma”, che in molti casi sono “collaborazioni occasionali” e clienti maleducati, che se ne fregano del Coronavirus.
A raccontare la sua esperienza è Davide Cois, ventinovenne di Selargius, rider da settembre 2019: “Le difficoltà? Quelle di sempre. Ho lavorato bene durante il lockdown, tra marzo e aprile 2020, la gente era tappata in casa”. Poi, gli incassi sono tornati quelli standard: “Lavoro solo nel weekend, riesco a farmi 400 euro lordi, dai quali vanno tolte le tasse, pari al venti per cento”, racconta.
Un lavoro che ha i suoi pro, ma anche i suoi contro: “Ci sono clienti che apprezzo perchè mi dicono di attendere sotto il palazzo e non devo fare molta strada. Ma tanti non indossano la mascherina, e quindi rischio di prendermi il Covid. E, se dovessi ammalarmi, non avrei nessun aiuto. Dovrei attivare con l’azienda un iter gigantesco per rintracciare chi mi ha contagiato. Ho un contratto di collaborazione occasionale, non da dipendente: quindi, non ci sono contributi”, prosegue Cois.
“Questo lavoro non ti garantisce nessuna base per il futuro”, ammonisce il giovane rider. “Inoltre, da quando è scattata la zona gialla, in alcuni fast food le regole sono dimenticate in pieno. Tanti ragazzi, tutti ammassati e senza distanziamento. Per entrare a prendere gli ordini devo sgomitare”.


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