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Non dimentichiamo gli attacchi dei vertici militari – verbali, anche in diretta TV, mai formalizzate – alla famiglia Melis, accusata di strumentalizzare allo scopo di “succhiare soldi all’Esercito” la morte del figlio Valery, diventato in Sardegna il simbolo della lotta contro le armi all’uranio.
Non dimentichiamo neanche i tentativi di screditare la madre del caporalmaggiore Salvatore Vacca di Nuxis, attribuendo a vaneggiamenti, frutto del dolore per la morte del figlio ucciso dalla leucemia, l’ostinazione a indicare l’agente killer: l’uranio usato nei teatri di guerra dei Balcani.