Villanovaforru sul piede di guerra: “No alle pale eoliche, non ci faremo togliere la nostra terra”

Ieri sera si è tenuta nella biblioteca comunale un’assemblea pubblica molto partecipata contro i parchi eolici che incombono sul territorio del centro del Medio Campidano.


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Quattro pale alte 200 metri che impatterebbero in modo devastante sul paesaggio, sull’ambiente, sulle attività agricole, sul turismo, sui beni culturali del piccolo comune che gode di un ampio territorio immerso nel verde e ricco di storia.
Oltre che sulla proprietà, considerato che sono in programma un numero elevato di espropri. 
“Si sono discussi i dettagli dei progetti, attualmente all’esame del Ministero dell’ambiente, e di come fare fronte alla minaccia, non escludendo alcun tipo di azione, a partire dalle legali” comunicano le istruzioni. 
Numerose le associazioni intervenute, da Italia Nostra a Riprendiamoci la Sardegna, alla Confederazione Sindacale Sarda, e Marco Pisanu, che ha preso la parola a nome dell’Unione dei Comuni Marmilla. 
“Non ci faremo togliere la nostra terra: questa è la volontà emersa ieri dalla cittadinanza. L’amministrazione ha ogni intenzione di rispettare la volontà popolare”. Una battaglia portata avanti dai sindaci dei comuni coinvolti nel progetto che prevedono di far diventare l’Isola da terra dei nuraghi a quella delle pale eoliche. Spiega bene i meccanismi della vicenda il sindaco di Villanovaforru Maurizio Onnis: “Autunno 2021. Il governo italiano annuncia che stilerà una mappa delle aree idonee all’installazione di pale eoliche e fotovoltaico. Ovviamente, si guarda bene dal farla. 
La RAS non fa una sua mappa delle aree idonee, affermando che non può: prima deve farla il governo. I politici sardi si scaricano la coscienza. Nessuno, in viale Trento, pensa alle alternative. Ad esempio una moratoria, che verrebbe impugnata dal governo ma servirebbe a guadagnare tempo (la famosa mappa…).
Le grandi aziende raccattano soldi. Asja, che metterà le pale a Villanovaforru, ottiene dalla Banca europea degli investimenti 50 milioni di euro, garantiti dall’Unione europea. Servono a tirare su impianti in Campania, Basilicata, Sicilia e, appunto, Sardegna.
E si arriva qua. Lo studio d’ingegneria che ha curato la progettazione per Asja è cagliaritano e i collaboratori del progetto hanno cognomi sardissimi. Dagli ingeneri ai pianificatori territoriali, dagli strutturalisti ai geologi, dai naturalisti agli archeologi: sardi ed evidentemente convinti che il destino della Sardegna sia già scritto. 
Così, passato un anno e mezzo dall’inutile promessa del governo, gli agricoltori di Villanovaforru si vedono espropriare i terreni. Ciò che pensa la comunità locale non interessa a nessuno.
Tirate voi le conclusioni di questa deprimente sequela”.


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