Sgombero rinviato nel campo nomadi di Selargius: “Rallentati dal Covid, servono più soldi per le famiglie”

Dieci famiglie già nelle abitazioni grazie ai progetti di Comune e Caritas ma ci sono ancora 78 nomadi che vivono nelle baracche. Il sindaco Concu: “Il Covid ha rallentato le operazioni, già complesse”. Risultato: altri 10 mesi di tempo per terminare i progetti di inclusione abitativa, poi le demolizioni. E, nell’attesa, nuovi ordini: “No a incendi e fumi e sì allo smaltimento differenziato dei rifiuti. In caso contrario, il campo sarà subito sgomberato”


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Il campo nomadi di Selargius, nell’area di Pitz’e Pranu, non chiuderà oggi ma, auspicabilmente, non prima del “31 dicembre 2022”. La decisione l’ha presa il sindaco Gigi Concu, con tanto di ordinanza ufficiale. Si tratta del settimo rinvio. Nell’area vivono ancora “diciotto nuclei familiari, per un totale di settantotto persone di cui trentacinque minori”. Famiglie con bambini, in altre parole, che potranno continuare a vivere nelle baracche. Il progetto di inclusione sociale promosso da Comune, Caritas e Regione? Ha funzionato, ma solo in parte: in cassa ci sono 293mila euro, sinora è stato possibile, “grazie al sostanziale impegno dei servizi sociali in sinergia con la Caritas e all’utilizzo delle risorse messe a disposizione dall’assessorato regionale”, sistemare “in civili abitazioni 10 nuclei familiari”. Poi, però, tra l’emergenza Covid e altri problemi, il progetto si è, di fatto, arenato. Attualmente gli uffici stanno preparando le carte per valutare “la proposta di sistemazione in abitazioni di altre tre famiglie”. E la pandemia ha tagliato le gambe anche a “numerosi tentativi di negoziazione con i privati”. E il sindaco Concu lo fa capire sin troppo bene, i soldi sinora stanziati non bastano: “Abbiamo provveduto ripetutamente ad attivare contatti con alcuni enti e istituzioni, rappresentando la necessità di disporre di ulteriori risorse rispetto a quelle già stanziate dalla Regione, per consentire la gestione delle spese derivanti dalla chiusura integrale e definitiva del campo e, in vista delle scadenze dei contratti di locazione, anche con misure di sostegno alle famiglie nel lungo periodo”.
Il Comune di Selargius ha aderito ai “Piani di azione regionale”, cioè interventi per creare tavoli locali e “network di stakeholder” per favorire la partecipazione dei Rom alla vita sociale, politica, economica e civica. I fondi sarebbero quelli del Pon inclusione 2014-2020, i ‘sistemi e modelli di intervento sociale”. Un intervento giudicato dalla stessa amministrazione comunale “complesso”. Ecco perchè è necessario “prorogare lo sgombero al 31 dicembre 2022”. Se, però, ai Rom dovesse essere trovato un alloggio prima di quella data, le operazioni di demolizione delle baracche e di pulizia delle aree saranno, ovviamente anticipate. E Concu, nell’ordinanza, fissa anche alcune regole. Nel campo Rom di Selargius è vietato “lo svolgimento di ogni attività di lavorazione, combustione, deposito e stoccaggio di materiali pericolosi o inquinanti”, no netto anche ai “fumi o altre sostanze derivanti dalla lavorazione degli stessi, e l’ordine di costante rimozione e smaltimento differenziato dei rifiuti”, presentando poi al comando della polizia Locale selargina “la documentazione comprovante l’avvenuto smaltimento nei termini di legge”. Se i nomadi non rispetteranno le regole, Concu è pronto a usare il pugno duro: “Si procederà allo sgombero coattivo dell’intero campo”.


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