Dopo le dichiarazioni del Presidente dell’Inps Tito Boeri in cui sosteneva che “i giovani nati nel 1980 rischiano di andare in pensione a 75 anni”, sono nate varie discussioni e polemiche che hanno fatto nascere tra i giovani molte perplessità e delusioni associate al sistema lavorativo e pensionistico italiano. Questo dato è causato da un mancato versamento dei contributi richiesto dalle leggi attualmente in vigore, ma anche dall’aspettativa di vita. Infatti questo sistema, non solo penalizza le discontinuità retributive, ma anche coloro che non percepiscono un reddito abbastanza alto.
Abbiamo sentito varie opinioni a riguardo e il quadro appare abbastanza allarmante. Federica Porcedda, laureata in psicologia e lavoratrice afferma :”Non pensavo nemmeno di poter andare in pensione, visto che ho sempre lavorato per sei mesi l’anno, se solo ci dessero la possibilità di lavorare realmente, la pensione sarebbe l’ultimo dei problemi di noi giovani”. Inoltre le grandi aziende sono disposte a dare una buona uscita ai propri dipendenti affinché non debbano tenere in azienda lavoratori troppi anziani. “Questo sarebbe molto positivo e incentivante. Dopo la laurea si dovrebbe lavorare subito, non far morire i propri sogni nel cassetto, ma l’aiuto delle sole aziende non serve, è lo Stato che si deve occupare di questo. Poi in Italia- soprattutto in Sardegna – le grandi aziende sono veramente poche”.
Facendo un breve e veloce calcolo per avere la lodevole “pensione di vecchiaia” bisogna raggiungere 66 anni e 7 mesi. Mentre per le pensioni anticipate bisogna raggiungere almeno 42 anni e 10 mesi di versamento di contributi, che adeguati alle aspettative di vita incrementeranno a 46 anni. Adriana Murgia, biologa :” Per ora ho visto solo aziende (con dirigenti anziani) che hanno bisogno di assumere ma non hanno i soldi per poterlo fare. Allora assumono giovani con “tirocini curriculari (sono quelli previsti dall’Università per la stesura della tesi) in modo da non pagarli. Lo stato ha disposto varie iniziative, come Garanzia Giovani, per incentivare le assunzioni ma molte sembrano non aver aderito”.
Quello che sta passando in questi giorni non è sicuramente un messaggio incentivante, sia per i giovani che per i meno giovani che non hanno un’occupazione solida. Lo stato dovrebbe predisporre misure ben più salde affinché l’italia non divenga un Paese di fantasmi.
( nella foto una delle intervistate, Adriana Murgia)











