Omicidio di Bitti, il fratello degli allevatori: “Litigavano come tutti ma lavoravano insieme da 40 anni”

ESCLUSIVO – Liti continue e tensione tra i due allevatori? “Esagerazioni di paese”, sentenzia Antonio Pittalis. Suo fratello Giuseppe ha ucciso Giorgio a martellate: “Negli ultimi giorni avevano litigato per il furgone guasto. Qualche litigio è normale, anche tra fratelli. Ora dovrò badare io a tutto, anche al gregge”


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Ha incrociato suo fratello Giuseppe nella caserma dei carabinieri di Bitti, in un irreale cambio turno tra gli interrogatori. Lui, che poche ore prima aveva ammazzato a martellate il loro terzo fratello, Giorgio, aveva appena finito di parlare col magistrato, e ora toccava a lui: “Cosa gli ho detto? Mi ha tenuto 4 ore, ho raccontato che tra due fratelli gli screzi o le liti ci possono stare. Ma sono esagerazioni di paese, quelle di Giorgio e Giuseppe sempre litigiosi. Lavoravano insieme da decenni”. Antonio Pittalis, 65 anni, fabbro, è il fratello più grande. Da ieri sono rimasti in due: Giorgio è stato ucciso, Giuseppe è finito in carcere e poi c’è lui. “Giuseppe si è costituito, ha detto subito cosa aveva fatto. Gli ho solo detto che andrò a trovarlo in carcere”, queste le uniche parole che ha potuto dirgli prima che le forze dell’ordine lo portassero via da Bitti: “Negli ultimi giorni avevano litigato perché il loro furgone si era guastato e lo utilizzavano per lavorare. Giuseppe, magari, aveva ricordato a Giorgio che era sempre lui che lo portava perché non aveva la patente”. Comunque, anche “grazie ad altre persone del paese”, erano comunque riusciti a raggiungere sempre la loro azienda agricola, nella zona di campagna, per badare al gregge. “E proprio ieri a mezzogiorno avevano riportato il furgone riparato”. Sei ore prima, però, Giuseppe aveva fracassato il cranio del fratello con un martello. Nessun litigio per soldi o motivi simili, “facevano entrambi gli allevatori, vivevano di quello”.
Antonio conferma la diversità di caratteri dei suoi fratelli, che ricorda di conoscere molto bene, “visto che tra i tre sono il più grande. Giorgio era sempre più ritirato, Giuseppe più scherzoso e pronto alla battuta. Dieci anni fa è morta nostra madre, era lei che si occupava delle questioni importanti, anche andare in banca. Abbiamo due case, in una vivevano loro due. Erano insieme da tutta la vita”, rimarca Antonio. Ora, toccherà a lui occuparsi di tutto: “C’è anche il gregge, tante pecore che devono essere seguite”. Il dolore per la tragedia avvenuta c’è tutto, una famiglia è stata distrutta da quello che sembra essere stato un raptus. Le martellate, poi il ritorno in paese, l’incontro casuale con il sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini e la confessione: “Ho ammazzato mio fratello Giorgio”. Giuseppe è dietro le sbarre, il fratello ucciso all’ospedale di Nuoro in attesa dell’autopsia. Antonio lo ripete ancora, quasi fosse un mantra: “Lavoravano insieme da almeno quarant’anni. Qualche screzio o litigata è capibile, ma non un omicidio”.


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