Lascia la sua compagna Severina e famiglia, il fratello Gavino, la cognata Francesca e famiglia, nipoti e pronipoti tutti: ma lascia anche una comunità che gli ha voluto bene durante gli anni della sua lunga esistenza.
Domani, mercoledì 3 dicembre, alle ore 20, recita del Santo Rosario nella parrocchiale di Pettinengo. Giovedì, alle ore 10, nella stessa chiesa, il rito e l’accompagnamento funebre.
Pastore e, a soli 14 anni, minatore nel Sulcis; prigioniero nel 1943 in Sicilia dopo lo sbarco alleato, scappa dal campo inglese per tornare in Sardegna. Giunto nella sua Isola, è richiamato al fronte con l’VIII Armata inglese per combattere a Montecassino e a Imola, sulla Linea Gotica, entrando tra i primi soldati nella Bologna liberata.
Finita la guerra, di nuovo in minera dove rimane sepolto per due giorni sotto una frana, riportando numerosi traumi e ferite.
Nel 1948, decide di lasciare la sua terra in cerca di miglior fortuna. Raggiunge la sorella Agostina a Pettinengo per lavorare come manovale, carpentiere e a far maglie con le macchine rettilinee. Infine, “divenne il postino del paese, mansione che svolse per vent’anni acquisendo la meritata stima dell’intera cittadinanza”, sostengono i suoi concittadini.
Fondatore della sezione del locale Partito socialista, restituì con relativo telegramma la tessera quando si scoprirono le ruberie craxiane.
Stimato nella terra di origine, amato in quella di adozione, Salvatore ha dedicato la sua vita agli altri, impegnandosi assiduamente per suo fratello Gavino, disabile dalla nascita, di cui si è fatto completamente carico aderendo, già dal 1976, alla struttura ANFFAS di Biella, poi a quella di Gaglianico, divenendone il presidente.
Anima nobile, nel 1977 è promotore e diviene primo presidente del circolo Familiare Arci e consigliere comunale per dieci anni del Comune di Pettinengo.
Nel 1978, partecipa con entusiamo alla costituzione del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe. Sua l’idea del pranzo benefico all’ANFFAS, che ogni anno a primavera viene organizzato in favore delle persone meno fortunate, portando un raggio di gioia solidale.
Con il Circolo sardo di Biella e gli abitanti di Canton Gurgo dove risiede si fa carico del recupero e del restauro del seicentesco oratorio di San Grato, ridonando ai suoi concittadini e all’intera comunità biellese un gioiello dell’architettura barocco-piemontese.