L’antifona di ingresso di ieri, domenica 5 agosto, per don Luca Pretta, nuovo parroco di Santa Croce in Cagliari è caduta a proposito: “O Dio vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto. Signore, non tardare”. Nel suo caso, l’aiuto è arrivato dopo tre anni di sofferenze per accuse pesanti rivelatesi tutte false e infondate.
Da ieri mattina don Luca Pretta è titolare della prima parrocchia personale in Italia dedicata alla forma extra-ordinaria del rito romano in lingua latina (la seconda in assoluto in Italia).
Per l’ex parroco di Gesico, finito ingiustamente nel tritacarne giudiziario e mediatico, è l’inizio di una nuova esperienza in una chiesa di antiche e importanti tradizioni come quella di Santa Croce in Cagliari che, come riportato in un sito internet, dal 1809 ha il titolo di basilica magistrale per concessione del re Vittorio Emanuele I.
La nomina di don Pretta a parroco di Santa Croce mette la parola fine ad una vicenda ancora avvolta da tratti oscuri. Il sacerdote, originario di Nuraminis, si era infatti trovato, da innocente e suo malgrado, coinvolto in un procedimento dalle accuse infamanti. La testimone chiave nel procedimento contro don Pretta, sentita in qualità di persona informata sui fatti, dai Carabinieri, il 5 giugno 2015, dichiarò (come già riportato dal nostro e da altri giornali) a verbale che: “Dopo l’incontro con Monsignor Miglio, l’anno scorso a dicembre (quindi dicembre 2014) sono stata contattata da don Giancarlo, attuale parroco di Mandas, il quale già a conoscenza della storia della mia famiglia, mi riferiva che la Curia stava cercando di mandare via definitivamente sia don Luca Pretta che don Pascal Manca aprendo un processo. Per avvalorare meglio l’accusa contro don Luca Pretta, sarebbe servita una lettera da parte di Lorenzo, scritta di suo pugno, dove raccontava tutti gli episodi, e che questa lettera doveva essere inviata successivamente al Vescovo”.
Proprio don Giancarlo Dessì, oltre a chiamare in causa la Curia, è finito in prima pagine nel 2016 per la sua presunta appartenenza massonica con tanto di foto e documenti pubblicati su L’Unione Sarda e sul sito La fede quotidiana. Anche in questo caso la Curia cagliaritana ha preferito non chiedere al Vaticano un processo canonico ma chiudere tutto con un’indagine previa. Il cui esito porterà don Dessì a diventare parroco di Segariu succedendo a don Ignazio Pili. Suo viceparroco a Mandas.
Don Pretta, invece, fedele alla consegna del silenzio, preferisce affidarsi alle preghiere della forma straordinaria del rito romano, contenuta nel Messale promulgato da Pio V e nuovamente editto da papa Giovanni XXIII nel 1962.
In cuor suo, rileggendo la lettera apostolica di Giovanni Paolo II “Salvifici doloris”, don Pretta avrà pensato di essere un pò come Giobbe che, dopo tanta sofferenza, Dio riconobbe essere innocente. In quel caso il Santo Padre scriveva che “la sofferenza di un innocente deve essere accettata come un mistero che l’uomo non è in grado di penetrare fino in fondo con la sua intelligenza”.










