Per tanti potrebbe essere un “semplice” mal di testa, per Cristian Zanda, 49 anni, no. Lui, colpito da alcuni angiomi cavernosi alla testa, operato due volte per altrettante emorragie nel 2014, invalido all’ottanta per cento, sa che se arrivano i dolori potrebbero essere l’anticamera di guai peggiori. Per questo motivo, due giorni fa, è arrivato in codice giallo con un’ambulanza del 118 al Brotzu. Per risolvere, però, quasi nulla. Il dolore alla testa c’è ancora, “molto forte”, e a due giorni di distanza non ha nemmeno lo straccio di un documento medico tra le mani. A raccontare l’ennesimo caso di sanità al collasso in Sardegna è la sorella, Monica: “Seguo sia mio fratello sia mia madre, entrambi disabili. Cristian mi ha chiamato dopo 4 ore dal suo arrivo all’ospedale, dicendomi che era seduto su una carrozzina e che i medici non stavano occupandosi di lui”. La donna si è precipitata al pronto soccorso: “Mi ha detto che era esausto, non ce la faceva più a restare seduto con quel forte mal di testa. Ho dovuto chiamare i carabinieri e un militare della stazione di Assemini, gentilissimo, ha contattato telefonicamente l’ospedale. Dopo pochi minuti hanno fatto la Tac a mio fratello, poi più nulla”.
Le ore sono passate, “e alle 23, dopo otto ore, stremato, mi ha chiesto di portarlo via. I medici ci hanno detto che erano arrivati un po’ di codici rossi. Nulla da dire”, precisa la Zanda, “però credo che per i pazienti disabili servano più servizi e attenzioni. A due giorni di distanza non abbiamo nemmeno i risultati della Tac, sarebbero sicuramente utili per capire la gravità del mal di testa con il quale sta convivendo mio fratello”.












