di Paolo Rapeanu
Allarga le braccia, e non in senso metaforico, Matteo Boi: “Non comprendo come sia possibile che una persona possa entrare a volto scoperto in un’attività che ha 11 telecamere di sorveglianza, con tanto di cartello di avviso all’esterno, rubare un pc e andarsene”. Il tabaccaio 35enne di viale Santa Gilla si trova a fare i conti con una rabbia “figlia”, forse, di una nazione dove, almeno a livello di sensazione, il “riuscire comunque a farla franca” è entrato nella testa di molti. E, ancora forse, a ragione: “Non c’è certezza della pena, questa gente sa che la fa franca, sennò perché compiere una rapina facendosi vedere in volto?”, chiede, senza sapersi dare una risposta, Boi. Le telecamere hanno fatto il loro dovere, immortalando il malvivente: “Ho consegnato i filmati ai carabinieri, mi hanno detto che faranno tutto ciò che c’è da fare”.
È la cugina, Elisabetta Floris, a ripercorrere i momenti della rapina: “Stavo facendo le pulizie, ho riportato una scopa nel retro, ho sentito la porta aprirsi e come sono ritornata al banco ho visto il ladro fuggire a gambe levate col pc tra le mani. Ho provato a rincorrerlo, ma era già scomparso”. Non è tanto il valore del computer portatile, “è niente, dentro però ci sono salvati tantissimi documenti, come fatture scansionate frutto di ore e ore di duro lavoro”, ma proprio il gesto: “I ladri sanno che non hanno niente da perdere, si chiedono ‘oggi a chi facciamo del male’? e agiscono indisturbati”. In cinque anni è già la seconda rapina: “A luglio scorso un uomo ha rubato due stecche di sigarette, aveva compiuto azioni simili in mezza Cagliari. È stato arrestato sempre grazie alle telecamere”. Matteo Boi lancia anche un appello ai suoi colleghi e, in generale, alle persone oneste: “Non rimanete in silenzio, so di casi di furti nei quali la vittima non ha denunciato perché ha detto che non voleva vivere tranquillo”.









