Lo tsunami giudiziario che si è abbattuto sul mondo dei cosiddetti colletti bianchi in Sardegna, politici compresi, non solo non accenna a placarsi ma rischia di ingigantirsi già nelle prossime ore. Secondo quello che fa sapere lo stesso Ros, che due giorni fa con “Monte Nuovo” ha arrestato 31 persone – 13 in carcere – su disposizione del gip Michele Contini, molto presto si potrebbero avere nuovi indagati. Intanto, oggi è stato il giorno dell’interrogatorio dell’ex assessore dell’Agricoltura Gabriella Murgia, in carcere a Uta, e di nuovi blitz dei carabinieri al Brotzu, al Binaghi, al Marino, nella sede dell’Ares e di Agris, con sequestro di documenti che serviranno al prosieguo delle indagini. La Murgia si è avvalsa della facoltà di non rispondere, ma ha voluto rilasciare una breve dichiarazione spontanea dal carcere di Uta dove si trova rinchiusa Gabriella Murgia, ex assessore dell’Agricoltura nella prima giunta Solinas, accusata di rapporti con mafia e criminalità. “Sono totalmente estranea a tutti i fatti che mi vengono contestati, non so perché sono qui”. Secondo quanto riferisce l’avvocato Meloni, Murgia “ha detto che la gran parte delle persone arrestate non le conosce e di essere andata ad alcuni pranzi”, cioè i famosi spuntini organizzati secondo gli inquirenti con medici, criminali e politici, “un numero di volte pari a quello delle dita di una mano. C’erano una moltitudine di persone, almeno cinquanta. Lei sapeva di qualcuno che aveva precedenti ma pensava che avessero cambiato vita”, dice ancora il legale, che conclude: “Attendiamo di avere tutti gli atti e valuteremo il da farsi con il collega Carlo Figus e la nostra cliente”.
E mentre sono stati resi noti sequestri di armi e droga in diverse zone di della Barbagia, sono state effettuate nuove perquisizioni, con particolare attenzione al mondo sanitario e agricolo. Nel registro degli indagati è già finito Massimo Temussi, ex commissario straordinario dell’Ats e attuale presidente di Anpal, agenzia nazionale per il lavoro, per aver agevolato la carriera di Tomaso Cocco, costruendo su misura per lui un primariato prima e un reparto poi. Domani Cocco, che secondo gli inquirenti favoriva gratuitamente esponenti della malavita garantendo prestazioni mediche gratuite mentre dirottava a pagamento i pazienti dell’ospedale, fino a proporre una relazione per certificare l’incompatibilità col carcere di Graziano Mesina. Cocco sarà interrogato domani, e dalle intercettazioni emerge il suo ruolo costante e attivo nell’organizzare incontri con il mondo criminale che, sempre secondo le indagini, era infiltrato con meccanismi mafiosi in quello politico. Intanto, mentre si attendono gli sviluppi dell’indagine, il governatore Solinas, il cui nome compare più volte nell’ordinanza, parla a margine di una conferenza stampa. “Non ho mai commentato l’attività della magistratura, anche in questo caso attendiamo l’esito della vicenda, rinviando qualunque giudizio a quando tutti i fatti saranno chiariti”, dice annunciando che non andrà nell’aula del consiglio regionale, dove il centrosinistra vorrebbe che lui relazionasse sull’inchiesta: “Riferire in aula sarebbe politicizzare una vicenda che in questo momento è giudiziaria, ci sono sedi giudiziarie e ci vuole rispetto per queste sedi”, ha detto il presidente sardista chiudendo la questione.
Un passaggio, però, Solinas l’ha fatto su se stesso: “Quando ho ricevuto minacce la Digos mi ha messo sotto protezione e semmai sono stato ripreso qualche volta perché non ho osservato puntualmente tutte le prescrizioni: non ho altro che l’attività politica che faccio con molta dedizione lavorando molte ore al giorno e nell’interesse della Sardegna, non credo di dovermi difendere da nessuno”. Riferendosi poi all’epiteto con cui viene chiamato e che compare nell’ordinanza, “anguillone”, secondo Solinas è proprio emblematico del suo essere sfuggente rispetto a certe frequentazioni. “Se fossi un marziano li interpreterei nel senso di una persona che rifugge certe frequentazioni e certe sollecitazioni, anche perché stando diverse ore qui dentro non avrei nemmeno il tempo di frequentare nessuno, ed è forse la prova più grande che non ho mai avuto nulla a che fare con queste persone”. Infine, un augurio: che alla fine delle indagini, si accerti che la Sardegna è ancora immune dalla mafia. “Spero si possa continuare ad affermare, come è sempre stato affermato nella letteratura scientifica, che la Sardegna ha delle forme di criminalità di un certo tipo ma, come descrive anche Pino Arlacchi il suo famoso libro, non abbiamo per natura antropologica l’attitudine alla mafia”.