Anna Paola Randazzo denuncia: “Vogliono eliminare la mia famiglia dall’AIAS per assegnare ad altri le strutture per la riabilitazione”. La presidente dell’Associazione dichiara guerra alla regione e fa partire una diffida destinata al presidente Pigliaru e all’assessore alla sanità Luigi Arru. Ora è guerra aperta e non si escludono azioni forti e decisive per le sorti dell’AIAS e dei suoi dipendenti. “Se entro 30 giorni non arriverà la delibera che stabilisce il tetto destinato al settore della riabilitazione- spiega la presidente Anna Paola Randazzo – ci vedremo costretti ad interrompere il servizio di assistenza e a rimandare a casa i pazienti. La situazione rischia di precipitare e ogni giorno dobbiamo combattere contro i fantasmi e contro la malafede di chi dovrebbe garantire la copertura finanziaria dei servizi ed erogare i fondi necessari alle Asl”. La mancanza di liquidità e crediti per circa 30 milioni di euro hanno messo in ginocchio la struttura. “Le Asl non pagano e la regione non ha ancora stabilito per il 2016 il tetto di spesa da destinare al settore della riabilitazione – dichiara la Randazzo- l’AIAS rischia seriamente di chiudere, di essere smembrata, di mandare a casa i suoi 1300 dipendenti e interrompere l’assistenza ai 3500 pazienti”. L’associazione, con una media di 1700 prestazioni al giorno e 43 strutture in Sardegna, eroga il servizio da oltre 50 anni. Il gruppo è finito nell’occhio del ciclone dopo i gravissimi fatti denunciati lo scorso febbraio da una dipendente della struttura di Decimomannu dove i pazienti subivano maltrattamenti e soprusi da parte degli assistenti del centro. Undici dipendenti colpevoli dei reati documentati dalle telecamere posizionate all’interno dei locali dai Carabinieri sono stati licenziati e l’inchiesta è nelle mani della procura. E ora la situazione economica mette a rischio il futuro dell’azienda. ” La mancanza di liquidità e il rifiuto delle Asl N.8 di Cagliari e la N.6 di Sanluri di concedere la cessione del credito alle banche – puntualizza Vittorio Randazzo, direttore amministrativo dell’Aias- rischia di mettere in ginocchio definitivamente l’Associazione.
La situazione è molto grave e la mancanza di liquidità potrebbe causare l’interruzione del servizio erogato ai pazienti e l’impossibilità di pagare gli stipendi ai dipendenti che attualmente ricevono gli emolumenti con un ritardo di cinque mesi. Paradossalmente la Asl 8 che non ci paga le fatture a saldo del 2015 e non ha saldato quelle prodotte fino a marzo del 2016 ci ha scritto il 19 maggio offrendosi di pagare i nostri dipendenti. Ci sono molti aspetti sui quali occorre fare chiarezza. Le banche hanno deciso di bloccare le anticipazioni e questo non ci permette di pagare con regolarità i fornitori e i dipendenti. La situazione rischia di diventare esplosiva e crea fratture e contrasti tra gli stessi dipendenti. Non riusciamo a capire chi ci sia dietro questa situazione e di chi sia la regia di tutto questo. Siamo molto preoccupati”. Mercoledì 13 luglio il prefetto ha convocato l’assessore Arru, le Asl di Cagliari, Sanluri e Carbonia, le Organizzazioni sindacali che hanno firmato il contratto e tutte le parti coinvolte per cercare di trovare una soluzione. “Dopo l’incontro- conclude il direttore amministrativo Vittorio Randazzo- stabiliremo le prossime azioni. Di certo coinvolgeremo anche i parenti degli assistiti”. Un gruppo di dipendenti dell’AIAS ha costituito un Comitato spontaneo per ricercare le cause che hanno determinato la gravissima situazione dell’Associazione e per esprimere il disappunto,contestare i ritardi sugli stipendi maturati e sul rischio di licenziamento. Il movimento, guidato da Alberto Littarru, ha indetto una manifestazione per il 14 luglio, alle 9.00, davanti all’Assessorato alla Sanità in via Roma, per esprimere il totale dissenso nei confronti delle decisioni adottate dall’assessore alla sanità, Luigi Arru e conoscere con chiarezza la situazione finanziaria dell’Aias.












