Cagliari, un’altra occasione sciupata: e i ko in casa sono diventati sette

Col Milan spreca il vantaggio iniziale di Barella (doppio Kessiè) e non mostra quella cattiveria necessaria per centrare l’obiettivo, quasi che la vittoria dovesse cadergli dal cielo


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di Nanni Boi

Lasciamo perdere la tradizione, il blasone, il nome. Giudichiamo dal valore espresso sul campo nei due confronti in campionato e poniamoci il quesito: è possibile concedere sei punti su sei al Milan di quest’anno? Una squadra né carne né pesce in cui persino il supervalutato Donnarumma esce tre volte a farfalle dopo aver preso un gol (quello di Barella che nel finale si è fatto espellere scioccamente) in cui ha mostrato evidenti colpe?

Contro questo Milan il Cagliari ha ripetuto lo stop dell’andata, riuscendo a centrare il settimo ko casalingo. Avete capito bene, per sette volte in una sola stagione i rossoblù hanno fatto gioire gli avversari pur giocando davanti al proprio pubblico. Di fronte a queste cifre tutto il resto passa in secondo piano. Compresa l’ultima palla gol, a due secondi dal fischio finale, colpita di testa dal più inutile dei Pavoletti visto a queste latitudini. Eppure tutto sembrava essersi messo nel migliore dei modi dopo la rete di Barella all’8’ di gioco. Un bel gol propiziato da un passaggio di Ionita (l’uomo che a metà ripresa per ragioni misteriose da un po’ di tempo a questa parte è costretto a uscire per problemi fisici), che ha allargato sulla sinistra per il giovane numero 18, abile nel dribblare il volenteroso ma acerbo Calabria e a mettere dentro con un destro a rientrare, favorito dal tardivo tuffo del portiere ospite.

A quel punto bastava la partita di contenimento contro un avversario per niente trascendentale, che ha mostrato un Bonaventura farraginoso e un Suso poco ispirato. Solo Kalinic si è dannato l’anima, mentre Kessiè, autore del pareggio su rigore (troppo ingenuo il fallo di Ceppitelli: ma come si fa?) e del raddoppio dopo un assist in mezzo all’area dello stesso Kalinic poco prima dell’intervallo, ha imperversato per una mezzora prima di rientrare nei ranghi nella ripresa. Il Cagliari, che ha perso dopo un quarto d’ora Sau, non ha mostrato quella cattiveria necessaria per centrare l’obiettivo, quasi che la vittoria dovesse cadergli dal cielo. Aggiungiamo alla inutilità di Pavoletti lo scarso feeling col gol di Farias (Lopez quando lo utilizza continua a farlo giocare da seconda punta anziché sulla fascia, peggio per lui e per il Cagliari…) e la serata no di Cigarini, al di là delle buone intenzioni. Nel momento in cui lo stato delle cose invitava ad accelerare e a sveltire il gioco, creando occasioni davanti, il regista della squadra si esibiva nel repertorio peggiore, quello mostrato nei primi mesi di campionato quando aveva da smaltire la lunga inattività e giocava sempre la palla due metri di lato o all’indietro senza mai cercare la verticalizzazione e men che meno di liberare qualche compagno al tiro.

Note positive le grandi parate di Cragno (che però non è molto fortunato perché quando gioca la sua squadra perde spesso e volentieri…) e il rientro di Cossu che nel finale ha dato perlomeno una scossa ai compagni. Detto che Faragò,  ha avuto un brutto cliente in Rodriguez, che ne ha limitato le consuete scorribande e gli assist dalla fascia (bravo comunque l’ex novarese nel caricarlo di cartellini e nel procurarne l’espulsione), vien da chiedersi perché Lopez abbia affidato al neo entrato Deiola (35 minuti per lui recupero compreso) una posizione per lui assurda, quasi da attaccante aggiunto, dove la mole del giocatore (apparentemente sovrappeso) mal si adattava alla necessità di giocate rapide e cambi di passo.

Potrei sbagliare, ma con quel fisico così imponente il giovane di San Gavino avrebbe forse più chances di farsi valere se venisse schierato esterno basso di fascia, fluidificante come si diceva un tempo. In modo da non trovarsi mai spalle alla porta ma allungare la falcata quando l’azione lo consente. Insomma, parlando in generale, le belle prove contro Atalanta e Juventus non si sono ripetute e ora si va a Crotone con qualche assenza pesante e un avversario che con un paio acquisti veri e la cura Zenga sembra rinato. Siamo nati per soffrire.


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