“Io, seminarista da 14 anni, escluso dal Vescovo: sacerdozio rifiutato”

Federico Ventagliò, seminarista escluso dalla diocesi di Iglesias, dopo 14 anni di studio, dal Sacerdozio, non ci sta e scrive una nuova lettera aperta sul suo caso che fa discutere


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di Federico Ventagliò

La mia disponibilità a consacrare la vita al Signore nasce dalla volontà di aiutare le persone in difficoltà. Forse questo atteggiamento di evidente ostracismo e il tentativo di emarginazione attuato dal Vescovo nei miei confronti non ha fatto altro che alimentare ancora di più questa disponibilità. Ho preso coscienza di essere vittima di quello che è – a tutti gli effetti – un abuso d’ufficio dei poteri che al Vescovo sono stati conferiti e che, denunciando questa violenza psicologica che è stata perpetrata ai miei danni potevo e posso essere d’esempio per tutti coloro che subiscono una violenza, sia essa fisica o psicologica, nel non aver paura di denunciare l’abuso che stanno subendo, come scrive Sua Santità nel suo Motu Propriu come una Madre Amorevole.
Voglio inoltre sottolineare la sua incoerenza nel manifestarmi il suo rifiuto all’imposizione del sacramento del Sacerdozio. Tramite lettera – che ho condiviso pubblicamente – mi ha invitato – testuali parole – “a non fantasticare sulle motivazioni” che l’hanno portato a prendere questa decisione; ai miei genitori – che giustamente hanno richiesto un colloquio privato per saperne di più – ha detto che non c’è nessun motivo per il suo diniego e, nell’articolo pubblicato dall’agenzia Ansa al mio appello al Santo Padre ha fatto immediatamente pubblicare un aggiornamento in cui ha fatto riportare – testuali parole – “una lettera con le ragioni del diniego è già stata mandata a Ventagliò. Le cause del doppio no, però, non possono essere rivelate per una questione di privacy: ma l’aspirante prete, dice la Curia, le conosce bene.” É, mio malgrado, fin troppo evidente come egli, all’occorrenza, di volta in volta, cambi versione dei fatti senza, di fatto, fornire mai nessuna motivazione. E, oltre a tutto questo, va ricordato anche il fatto che, chiamato a rispondere di questa situazione dalla Congregazione per il Clero, ha ignorato la richiesta di spiegazioni da parte di questo organo del Vaticano, nonostante la Congregazione lo abbia contattato anche una seconda volta per sollecitarlo a farlo. Il 17 luglio 2017 è stato contattato dalla Congregazione una prima volta e, visto il suo silenzio, gli è stata inviata una seconda lettera di sollecito il 2 agosto 2017 (questa anticipata anche via fax, di modo che potesse conoscere per tempo i contenuti).
Sono ben consapevole che è la Chiesa che deve giudicare la mia idoneità al sacerdozio ma continuo a rinnovare la mia disponibilità a ricevere questo sacramento e, come si evince, nonostante la spiacevole posizione in cui mi ha messo il Vescovo, mi sono impegnato a cercare di trovare una soluzione anche senza rendere pubblica la vicenda. Avendo io conseguito la Laurea in Teologia già dal 2010, poco prima di compiere i 26 anni, ed avendo, allo stesso tempo, anche terminato la mia esperienza seminaristica, sarei potuto essere – ovviamente con il benestare della Chiesa – già ordinato sacerdote da ben sette, lunghi, anni. Stante il perdurare di questa situazione, se non dovessero esserci le condizioni affinchè essa possa concludersi nel migliore dei modi, mi trovo, seppur costernato, a dover intraprendere le vie legali per richiedere i danni morali, mostrando così il giusto rispetto non solo ai miei sforzi ma, soprattutto, al lavoro dei miei genitori che considero sacro.
Colgo l’occasione, a nome non solo mio ma di tutta la famiglia Ventagliò, per ringraziare tutti quanti, in questi ultimi giorni, hanno manifestato pubblicamente solidarietà e supporto nei miei confronti a conferma di come, chi ci conosce bene, sa che tipo di persone siamo. Chi ne ha piacere, condividendo questo post sulla sua bacheca mi darà una mano affinchè il messaggio arrivi a Sua Santità e possa Egli valutare il mio caso. Grazie di nuovo.